Pm al Csm: “So che la sorella di Vendola pranzò col giudice che lo ha assolto”

BARI – “So che la sorella di Vendola pranzò col giudice che lo ha assolto”, la circostanza è stata riferita dal pm Francesco Bretone al Csm, che ha inviato gli atti al Pg della Cassazione. Il pranzo sarebbe avvenuto appena qualche giorno prima del processo che ha assolto Nichi Vendola dall’accusa di abuso d’ufficio. A tavola, secondo quanto riportato dall’Ansa, sedevano il giudice di Bari Susanna De Felice e la sorella del governatore, Patrizia Vendola.

La circostanza, tutta da verificare, è stata riferita da uno dei pm di quel processo, Bretone, alla Prima Commissione del Csm, che dopo averne discusso, ha deciso di inviare gli atti al procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani, titolare dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati. Bretone è stato ascoltato il 12 febbraio scorso a Palazzo dei Marescialli insieme alla collega Desiré Digeronimo, al procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno e al giudice Antonio Diella, presidente aggiunto dell’ufficio gip-gup di Bari. Lui e Digeronimo avevano chiesto per il leader di Sel una condanna a 20 mesi. E dopo l’assoluzione del governatore in una lettera riservata al Pg Antonio Pizzi e al procuratore di Bari Antonio Laudati, avevano espresso dubbi sull’imparzialità del giudice De Felice, segnalando l’amicizia con la sorella di Vendola e sostenendo che per questo si sarebbe dovuta astenere.

La notizia, finita sul Giornale, aveva costretto il Csm ad intervenire: su richiesta dei consiglieri di Area, per verificare la sussistenza dei presupposti per un trasferimento d’ufficio di Digeronimo, e su sollecitazione dei consiglieri di Magistratura Indipendente  e dei laici Guido Calvi (Pd) e Nicolò Zanon (Pdl) per approfondire nel suo complesso la vicenda. Vicenda finita anche sul settimanale Panorama, in edicola mercoledì, con le foto di un altro pranzo del 2006 che ha visto allo stesso tavolo, ma in compagnia di altri invitati, Nichi Vendola e De Felice.

Ai consiglieri del Csm Bretone ha riferito che a raccontargli del pranzo era stata una giornalista, informata a sua volta dell’accaduto da una collega, che sarebbe stata testimone oculare dell’incontro tra De Felice e la sorella del presidente della Regione. Ma il pm ha anche detto al Csm di non poter garantire sulla veridicità di quanto gli era stato comunicato. Accertamenti che i consiglieri hanno deciso di rimettere al Pg della Cassazione.

Quel pranzo a due, se realmente accaduto, potrebbe ora costare caro al giudice De felice: nei suoi confronti potrebbero essere adottate misure disciplinari, ancora da valutare.

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