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Polizia di Stato, Gabrielli risponde a Saviano (dopo il tweet): “Non siamo al servizio dei ministri”

di Alberto Francavilla |11 Maggio 2019 11:28

Polizia di Stato, Gabrielli risponde a Saviano (dopo il tweet): "Non siamo al servizio dei ministri" (foto d'archivio Ansa)

Polizia di Stato, Gabrielli risponde a Saviano (dopo il tweet): “Non siamo al servizio dei ministri” (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Dopo averlo fatto via Twitter, la Polizia di Stato risponde a Roberto Saviano anche per bocca del suo capo, Franco Gabrielli. “Non siamo a servizio di quello o quel ministro”: Gabrielli risponde con modi istituzionali rispetto a quelli usati dal social media manager della Polizia, che si era lasciato andare a un più colloquiale “che pena”.

Saviano, ricordiamolo, aveva accusato gli agenti di aver agito da servizio d’ordine di Matteo Salvini a Salerno. Gli episodi sotto accusa: la rimozione di uno striscione anti Salvini esposto su un balcone e il (presunto) tentativo di sequestro del telefonino da parte della Digos a una contestratrice che si era finta fan di Salvini per imbarazzarlo con un video selfie (quello di “Ora non siamo più terroni di m***?”).

Gabrielli è stato intervistato dal Corriere della Sera: “Stiamo attraversando un momento particolare nella vita del Paese, vigilia di un appuntamento elettorale importante e caratterizzato da qualche tensione politica. Proprio per questo credo sia interesse di tutti non contribuire ad alimentarle, né coinvolgere nelle dispute quotidiane istituzioni di garanzia come la nostra, tirandole da una parte o dall’altra”.

“Noi siamo la polizia di Stato, non una polizia privata al servizio di questo o quel ministro”, afferma. E replica al tweet di Saviano sulla Polizia ridotta a servizio d’ordine di partito, già al centro di un botta e risposta sui social: “Si è trattato di accuse ingiuste e ingenerose”, “come vertice di questa amministrazione posso provare fastidio e preoccupazione quando il ministro dell’Interno viene definito ‘ministro della Malavita’, ma non mi sono mai permesso di interloquire. Se però la mia amministrazione viene chiamata in causa con affermazioni false, ho il dovere, oltre che il diritto, di reagire e di chiedere rispetto”.

“Sono chiamato a servire lo Stato nell’interesse dei cittadini, ricevo le direttive del governo, sono sottoposto alla legge. Sono i tre capisaldi che ispirano la mia azione. In undici mesi di permanenza del ministro Salvini al Viminale – precisa – non ho mai avuto da lui indicazioni contrarie a questi principi”.

Invita a fare le giuste proporzioni quando si parla di clima di tensione: “detto ciò io sono sempre preoccupato. Soprattutto in prospettiva, considerando le dinamiche economiche e lavorative a cui potremmo andare incontro” e “sono perfettamente consapevole di segnali inquietanti di nuove forme di razzismo e xenofobia, l’antisemitismo di ritorno, rigurgiti di neofascismo che vanno monitorati con attenzione e repressi quando ci sono gli estremi”. (Fonte Corriere della Sera).

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