Porcellum: Monti come Berlusconi, difende la legge Calderoli in tribunale

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 8 Novembre 2012 - 15:33 OLTRE 6 MESI FA
Porcellum: Monti come Berlusconi, difende la legge Calderoli in tribunale (LaPresse)

ROMA – Mario Monti è al fianco di Giorgio Napolitano nella battaglia per spingere il Parlamento a cambiare l’attuale legge elettorale, il “Porcellum“, soprannome affibbiato dallo stesso ideatore e primo firmatario della legge, Roberto Calderoli. Ma lo stesso Mario Monti quella legge l’ha difesa, tramite l’avvocatura dello Stato, in tribunale. Una difesa decisiva perché senza l’intervento dell’avvocatura il Porcellum adesso sarebbe sul banco degli imputati davanti ai giudici della Corte Costituzionale.

Contraddizione nell’atteggiamento di Monti che fa notare Andrea Fabozzi sul Manifesto:

L’episodio è piuttosto recente, risale allo scorso aprile. Quando in Corte d’appello a Milano si discuteva un ricorso contro la legge Calderoli presentato da un gruppo di cittadini. Fu allora che l’avvocatura dello Stato intervenne su mandato del governo Monti, più precisamente del presidente del Consiglio e della ministra Cancellieri. L’intervento servì a sostenere le ragioni della costituzionalità piena della legge Calderoli. E risultò decisivo, tanto che i giudici accolsero le tesi dell’avvocatura dello Stato e non si rivolsero alla Consulta. Salvando il Porcellum

Fabozzi spiega che da 2007 alcuni elettori milanesi, guidati dall’avvocato Aldo Bozzi, vogliono portare il Porcellum sul “banco degli imputati” davanti ai giudici della Corte costituzionale. Ma non ci sono riusciti, né tramite i gradi di giudizio della giustizia amministrativa né tramite quella ordinaria. Perché hanno trovato dall’altra parte un avversario come l’avvocatura dello Stato. E un semplice cittadino non può chiamare direttamente in causa la Corte Costituzionale.

Il buffo è che in tre diverse udienze, quest’anno, il governo Monti ha fatto sue le argomentazioni del governo Berlusconi, resistendo alle richieste dei cittadini e giurando sulla bontà della legge in vigore.

Fabozzi dà una lettura che non piacerà ai montiani:

Le preoccupazioni di Monti riguardo alla legge in vigore potrebbero essere strumentali: in definitiva avrebbe tutto da guadagnare se dalle urne del 2013 non uscisse un vincitore netto. In quel caso è assai probabile che toccherebbe a lui tornare a palazzo Chigi.