“Posto fisso”: mossa di Tremonti per il post-Berlusconi. Il Cavaliere ha scoperto il gioco

Pubblicato il 21 Ottobre 2009 - 10:36 OLTRE 6 MESI FA

L’elogio del posto fisso pronunciato da Tremonti,  e immediatamente fatto suo dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi,  pur nella sua scontatezza, si presta a un ampio registro di interpretazioni: ha la forza di uno slogan un po’ usurato, ma nasconde un retro-pensiero di stretta attualità. Il ministro dell’Economia è stupito delle reazioni a un’affermazione che giudica lapalissiana, ma sconfessare in un sol colpo flessibilità, competitività, merito sembra fatto apposta per dividere e aggiungere benzina sul fuoco delle fibrillazioni pre- elettorali. A chi si rivolge Tremonti?

Non alla Confindustriatremonti: la leader degli industriali Marcegaglia si è affrettata a liquidare la battuta come un ritorno al passato sottolineando l’ovvia circostanza che non si creano posti di lavoro per decreto.

Non alla sua maggioranza dove non si contano i distinguo e le prese di distanza: per Bocchino e Gasparri, che pure non dovrebbero dimenticare la vocazione statalista di An, «la cultura del posto fisso è uno dei mali del Sud»; Brunetta, Sacconi e Scajola, colleghi ministri, non lo seguono e avvertono la necessità delle imprese a essere flessibili per poter competere. Tanta freddezza ha convinto Silvio Berlusconi a prendere posizione in difesa del suo ministro dell’Economia e, forse, è l’unico ad averne capito le ragioni profonde.

Tremonti si sta scegliendo gli interlocutori di domani, cerca ogni giorno un riposizionamento “al crocevia del post- Berlusconi” (La Stampa) e lo fa ripescando uno slogan di sicura efficacia soprattutto nel campo avverso, anticipando la sfida magari con Bersani sul terreno sociale.

Il plauso del Cavaliere certifica l’impossibilità di fare a meno del nuovo “divo Giulio”, vero uomo forte del governo, il cui peso nell’esecutivo è indiscutibile. Solo un anno fa non avremmo mai udito il premier sentenziare: «Il posto fisso è un valore e non un disvalore. Così come sono un ‘valore’ le cosiddette partite Iva». La conciliazione degli opposti rientra tra le prerogative del Cavaliere/Zelig, questa volta a suo agio in abiti statalisti che fanno molto Novecento e che fanno inorridire i fan duri e puri della mano invisibile del mercato.

Abbracciando la tesi del ministro dell’Economia, anche a rischio di rinnegare la sua storia di imprenditore, ne depotenzia gli effetti. Insomma più Tremonti prova a smarcarsi, più Berlusconi lo bracca da vicino: nei sondaggi tanto cari al premier, è sempre Tremonti il più popolare tra i ministri.