ROMA – Si è chiusa la due giorni di voto alle primarie per i parlamentari di Pd e Sel. Sabato si è votato in 9 regioni, domenica in 11. L’obiettivo del Pd era arrivare a quota 1 milione di votanti e, secondo quanto dice Bersani, ci si è riusciti. Intanto arrivano i risultati della giornata di sabato, con i primi sconfitti: quello che balza più agli occhi è Giorgio Gori, fatto fuori nella sua Bergamo (e che se la prende con Matteo Renzi). Intanto Bersani annuncia la candidatura del giornalista Massimo Mucchetti e non mancano le prime polemiche.
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Bersani: più di 1 milione al voto. ”Anche chi ci ha sempre creduto non può non rimanere ancora una volta colpito dalla partecipazione straordinaria alle primarie. In pieno periodo natalizio e in condizioni organizzative estreme, alle 18 di oggi si è già superato il milione di partecipanti”, ha detto il segretario del Pd Pierluigi Bersani che parla di una ”esperienza senza precedenti nella storia politica nazionale ed europea”.
”Si delinea dunque – aggiunge – un risultato definitivo di un’affluenza ai seggi largamente superiore alle nostre stesse aspettative. Questa esperienza del Pd, che non ha precedenti nella storia politica nazionale ed europea, dovrà far riflettere sugli enormi spazi che ci sono per una riforma della politica. Una riforma che parta dal basso e dalla partecipazione dei cittadini e degli elettori”.
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Gori contro Renzi. Rosy Bindi ce la fa, Giorgio Gori no: questo il primo dato che balza agli occhi. Il presidente del Pd sarà candidata (ha ottenuto i voti sufficienti a passare nel seggio di Reggio Calabria), lo spin doctor di Renzi (Gori, ex direttore di canali Mediaset) è invece fuori, Bergamo non gli ha dato abbastanza fiducia: si è posizionato quarto con 2.552 voti su 10.447 elettori.
E lui se la prende con Renzi: “Il quarto posto – dice – non garantisce un posizionamento blindato nella lista per il Parlamento nè in alcun modo preclude la possibilità di essere tra gli eletti. Tre su quattro non sono tornati ai seggi. Con la sfida di Matteo il Pd era riuscito ad avvicinare a sè un’ampia fetta di elettorato ‘nuovo’, in tutta Italia e qui, che oggi, dopo quella sconfitta, complice anche il silenzio del sindaco di Firenze, ha in gran parte messo da parte l’idea di votare il nostro partito, che considera a questo punto ‘irriformabile’, e volge lo sguardo altrove. E’ un grave problema per il Pd, a mio avviso, di cui i più non paiono avvertiti. Non se ne vanno solo Ichino e Adinolfi, rischiamo che se ne vadano parecchi elettori”.ù
A Grosseto scoppia il caso delle preferenze date a Bruno Leporatti, l’ex avvocato del comandante Francesco Schettino, candidato alle primarie di Sinistra Ecologia e Libertà. I 600 voti conquistati dall’avvocato grossetano nel collegio di Orbetello sono stati, per il momento annullati, perché la commissione elettorale a Firenze ha ricevuto il pacco con le schede in ritardo.
”Spetterà ad una speciale commissione di Roma decidere se invalidare i voti o no – ha detto il segretario provinciale di Sel, Davide Buzzetti -, purtroppo è capitato questo disguido perché i seggi di Orbetello hanno chiuso tardissimo e anche perché eravamo pochi”.
Caustico il commento di Leporatti che con quei voti (oltre ai 697 presi nel resto della Toscana) sarebbe arrivato secondo alle spalle di Renzo Ulivieri con la concreta possibilita’ di conquistare uno scranno al Senato: ”Io so che ho preso 600 voti – ha detto – perche’ me lo ha detto chi li ha scrutinati. I perché di un ritardo nella consegna delle schede sono valutazioni che devono fare altri. Sono contento e ringrazio tutte le persone che mi hanno votato, prendo perç atto dell’accaduto tanto io con la politica non ci campo…”.