Primarie Pd. Listino, listone e i 10 matusalemme. Non è tutto oro ciò che luce

Primarie Pd: listino, listone e 10 matusalemme in deroga

ROMA – Primarie Pd: tra il listino del segretario, il listone nazionale, le quote rosa (pallido) e i 10 matusalemme in deroga (alla rottamazione?) non è tutto oro ciò che luce nel partito che si acconcia a vincere le elezioni. Vero è che finora le mosse di Bersani (disinnesco democratico di Renzi, scelta dei candidati affidata agli elettori come risarcimento al Porcellum superstite) sono state tutte azzeccate e premiano il partito che nei sondaggi è salito quasi al 33% (17 dicembre). Meno tangibile rispetto agli annunci, a guardarla in profondità, è la svolta bersaniana: cioè liberi gli elettori, meno liberi gli eletti.

I 10 matusalemme. Dieci veterani del Parlamento hanno ottenuto in Direzione la sospirata “deroga” che permette loro di ripresentarsi anche oltre il terzo mandato. Mauro Agostini, Rosy Bindi, Gianclaudio Bressa, Anna Finocchiaro, Giuseppe Fioroni, Maria Pia Garavaglia, Giuspeppe Lumia, Franco Marini, Cesare Marini, Giorgio Merlo, i derogati. Molti di loro, quelli meno vicini al segretario, dovranno comunque sottoporsi al giudizio delle primarie.

Listino e listone.  Bersani aveva promesso (e in un video sul sito del Pd del 17 dicembre veniva ribadito) che il 90% dei candidati sarebbe uscito dalle primarie e solo il 10% affidato da segretario e direzioni regionali. La redazione del cosiddetto listone nazionale si accorda con  le previsioni di vittoria che verosimilmente regaleranno al Pd 400 seggi parlamentari. Ma quel 10% in dote esclusiva del segretario è diventato automaticamente più del 25%: sono infatti 120 i potenziali deputati e senatori del listino del segretario. Lui ha indicato già il gruppo di intellettuali e personalità della società civile (dall’ex leader della Cgil Epifani allo spin doctor di Bersani Miguel Gotor) che intende garantire.

Garantiti nel senso che il loro nome finirà in cima alla lista: i capilista hanno il seggio assicurato. A farne le spese saranno gli attuali parlamentari sprovvisti di santo in paradiso, cioè quelli che pur vantando competenze certe e riconoscibilità politica, non dispongono di un significativo traino elettorale sul territorio, appannaggio dei vari padrini politici radicati a livello locale. Sul Corriere della Sera del 18 dicembre, Maria Teresa Meli azzarda qualche esclusione eccellente, come il deputato ambientalista Roberto Della Seta (era proprio lui quello che il patron dell’Ilva voleva che Bersani riducesse al silenzio), Stefano Ceccanti, Roberto Giachetti (“guarda caso tutti renziani” chiosa Meli).

Quote rosa (pallido). Gli elettori devono indicare alle primarie due preferenze, un uomo e una donna. Peccato che in ogni regione i posti assegnati secondo un criterio di genere non saranno più del 33%. Un pezzo di quote rosa  impallidisce durante il tragitto.

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