ROMA – “Con gli indagati non ci sto”. E’ bastata questa frase di Angelino Alfano per sfarinare le primarie Pdl. Appena nate e, pare, già finite, al grido di battaglia per la trasparenza.
“Se alle primarie corre un indagato io mi ritiro”. E’ stato molto chiaro Angelino Alfano. Con tono assertivo ha detto, e lo ha ripetuto su Facebook, che le primarie Pdl devono essere senza condannati e senza indagati. “Altrimenti mi ritiro”, appunto.
Ma a chi si riferisce Alfano? Alcuni giornali hanno parlato di Alessandro Proto, altro candidato. Ma lui smentisce risoluto e chiamando in causa la macchina del fango, tuona: ”Le primarie sono una pagliacciata”, dice all’Ansa, ”fatte esclusivamente perché partecipino Alfano piuttosto che la Meloni”. Quanto alle notizie sul fatto che è indagato a Milano, ”sono assolutamente false e infondate”. ”Non sono mai stato sentito da nessun Pm, nemmeno da quello citato dai giornali, Isidoro Palma”.
Il motto di Alfano ha subito raccolto il favore di un’altra candidata, Giorgia Meloni. ”Bene Alfano. Non mi candido neanche io alle primarie se ci sono indagati in lista. Domanda: il criterio varrà anche per le politiche?”.
Proseguendo con la cronaca delle dichiarazioni ci si imbatte in Iole Santelli, che ha avuto il pregio di cogliere per prima in quale degenerazione si rischiava di cadere. Va detto che Berlusconi non si candiderà alle primarie, ma se il criterio è “no indagati in lista” e, magari, in Parlamento, il primo da escludere è Berlusconi stesso.
Dice Santelli: “Noi abbiamo sempre difeso e continueremo a difendere chi come Berlusconi è vittima politica dello sciacallaggio giudiziario ma non chi si rifugia nella politica per giustificare le proprie ruberie. Solo la capacità di auto regolamentarsi potrà ridare ai cittadini fiducia nella politica”.
La conclusione, amara, del dibattito spetta all’ex ministro Giancarlo Galan, candidato anche lui, ha detto di iniziare ”ad avere qualche dubbio sulla bontà dello strumento”. Insomma, le primarie, appena nate sembrano già finite.