ROMA – Grottesco triangolo alle primarie del Pdl. Angelino Alfano ha detto no ai candidati indagati. Ma i candidati indagati ci sono: Gianpiero Samorì e Alessandro Proto. In tutto ciò c’è anche un altro candidato, Vittorio Sgarbi, che si dice “disgustato” dalle parole di Alfano e rinuncia alla corsa. Sgarbi ritira infatti la sua candidatura dalle primarie del Pdl e attacca: “Alfano stabilisce condizioni che precluderebbero la competizione al fondatore del suo partito, Silvio Berlusconi, indagato e condannato. Mi ritiro, disgustato dalle parole di Alfano. Senza vergogna, esibisce una questione morale avendo come compagni di partito numerosi inquisiti, rinviati a giudizio e condannati”.
Per Sgarbi, ”Alfano senza vergogna, esibisce una questione morale avendo anche il fratello sotto inchiesta nell’ambito di una indagine sulla compravendita di esami all’Università di Palermo”. E si dice ”disgustato” di vedere il proprio nome ”al fianco del suo”, quindi ”non posso partecipare alle Primarie del Pdl, e mi riservo di valutare qualunque iniziativa venga direttamente promossa da Silvio Berlusconi”. ”Vedo che la partita in un partito morto – argomenta Sgarbi – si gioca tra un Segretario di inquisiti che esibisce una doppia morale, e una rivale che non è indagata ma non è neppure laureata. E’ troppo. Il Pdl non esiste più. Per un persona libera, candidarsi alle primarie è accanimento terapeutico. Meglio l’ultimo degli inquisiti che l’ipocrita Alfano. L’inquisito potrebbe essere innocente, Alfano è colpevole di aver ucciso un partito”.
Ma ovviamente le parole di Alfano non sono state prese bene neanche da Gianpiero Samorì:
”E’ una dichiarazione che non riguarda me, è un attacco violento al presidente Berlusconi. Ho preso atto della dichiarazione di Alfano circa la sua indisponibilità a partecipare alle primarie qualora ci fossero dei partecipanti indagati. Mi dolgo del fatto che la dichiarazione è volta escludere la candidatura di Berlusconi. Bisogna chiedere scusa a Berlusconi per la dichiarazione di Alfano. Essere indagati non significa niente, questo e’ un attacco a Berlusconi , è un’affermazione di una gravità enorme”.
Il motto di Alfano ha subito raccolto il favore di un’altra candidata, Giorgia Meloni. “Bene Alfano. Non mi candido neanche io alle primarie se ci sono indagati in lista. Domanda: il criterio varrà anche per le politiche?”. La conclusione, amara, del dibattito spetta all’ex ministro Giancarlo Galan, candidato anche lui, ha detto di iniziare “ad avere qualche dubbio sulla bontà dello strumento”. ”Non possiamo delegare alla magistratura la scelta dei candidati alle nostre primarie”, commenta Daniela Santanchè le parole di Alfano. ”Fino a condanna definitiva – sottolinea la Santanchè – si è innocenti. Questo principio vale per tutti e tanto più per un movimento come il nostro che ha fatto del garantismo una bandiera”.
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