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Primarie: Renzi piace al “ceto medio”, Bersani ai “poveri”. Soglia: 25 mila euro

di Alberto Francavilla |29 Novembre 2012 13:59

Primarie: Renzi piace ai “ricchi”, Bersani ai “poveri”. La formula matematica

ROMA – Primarie Pd, ballottaggio: Matteo Renzi prende i voti del ceto medio “benestante”, Pier Luigi Bersani invece prende i voci dei “poveri”. La linea di confine tra “ricchi” e “poveri” sono i 25 mila euro di reddito, almeno secondo questa ricerca. E’ una spiegazione forse un po’ grossolana ma efficace per fare l’identikit del bacino elettorale dei a due sfidanti candidato premier del centrosinistra. La fa Tito Boeri sul blog LaVoce.info. E la fa utilizzando la matematica.

Il calcolo non poteva essere fatto voto per voto ma è stato stilato in base ai voti ottenuti nelle province al primo turno. Boeri ha considerato il reddito medio pro-capite di quelle province. E poi ha stilato questo grafico, che ha fortunatamente (per noi lettori) corredato anche di spiegazione.

I temi di Bersani si rifanno più al concetto tradizionale di welfare (ma questo lo si poteva capire anche da soli, ascoltando i due), mentre le posizioni di Renzi possono essere condivise più facilmente da chi ha meno problemi dal punto di vista economico (e infatti è appoggiato anche dalla sinistra vendoliana). Tutto già detto, ripetuto decine di volte su giornali, siti e telegiornali. Ma quello che colpisce è che qualcuno sia riuscito a dimostrarlo “matematicamente”.

Queste le coordinate che Boeri ha usato: L’asse verticale mostra la differenza tra la percentuale di voti ottenuti da Bersani e quella di Renzi. Ad esempio se Bersani ha ottenuto il 46 per cento e Renzi il 36 per cento in una provincia, il “punto” assume valore 10, se Bersani ha ottenuto il 36 per cento e Renzi il 46 per cento, assume valore -10. L’asse orizzontale mostra il pil pro-capite medio negli anni 2000-2008.

Quindi parte l’analisi: Bersani sembra avere preso più voti di Renzi soprattutto nelle province più povere, forse perchè si è presentato come un candidato che non taglierà né spesa pubblica né tasse, in linea con quanto tipicamente dichiarato nei sondaggi dalle persone con reddito più basso. La relazione è forte: la linea rossa, che interpola i vari punti, ci dice che passando da una provincia con 25.000 euro di reddito pro capite a una con 20.000 euro, il vantaggio di Bersani nei confronti di Renzi sale da poco più del 2 per cento a quasi 12 punti percentuali.

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