Roma, Pd rischia primarie deserte. Voto per il sindaco o per le correnti?

ROMA – A Roma il Pd rischia le prime primarie deserte o quasi. O meglio, deserte proprio no, ma per così dire “di cortile” proprio sì. Si teme una scarsa affluenza ai seggi per decidere chi sarà il candidato sindaco. Una scarsa affluenza che sarebbe la conseguenza diretta di quella che è una vera e propria metamorfosi in corso delle primarie. Metamorfosi, cambiamento di natura: da consultazioni dei cittadini, elettori, e opinione pubblica più vasta possibile su grandi opzioni e scelte, a registrazione dei rapporti di forza tra correnti e famiglie interne affidata alla mobilitazione del cerchio stretto dei militanti e famiglie. Per capirci: essere chiamati a pronunciarsi su chi debba essere il segretario di un partito e quindi quale debba essere la politica di quel partito è un’offerta democratica da raccogliere. Essere chiamati a dirimere lo scontro tra sei sub correnti del partito è perfino un disturbo da ignorare. Con ulteriore effetto collaterale e non positivo della metamorfosi: una selezione del gruppo dirigente non più per carriera e competenza ma neanche per prestigio e popolarità, una selezione invece per “capacità organizzative” ve abilità di sgomitamento.

Lo scontro tra i sei candidati sindaco del centrosinistra si fa più duro, ma le primarie per il sindaco di Roma rischiano di rivelarsi un flop. La Repubblica spiega che l’obiettivo è fissato dal Pd a quota 100mila elettori, compresi i ragazzi a partire dai 16 anni che per la prima volta potranno votare. Le primarie inizieranno domenica 7 aprile e gli elettori potranno votare in 256 seggi tra sedi di Pd, Sel e gazebo allestiti per l’occasione.

La campagna elettorale tra i candidati non si è svolta senza colpi (bassi) di scena, scrive La Repubblica:

“Prima le polemiche sui troppi candidati (erano in 8, sono finiti in 6), poi quelle sui manifesti abusivi con tanto di appello al comitato dei garanti, insulti incrociati, richieste di espulsione dalla gara e multe: a Roma, da tre settimane, è scontro senza precedenti per la scelta del candidato sindaco del centrosinistra che dovrà sfidare l’uscente Gianni Alemanno, il grillino Marcello De Vito e l’outsider Alfio Marchini”.

Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, e il neo eletto presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, hanno invitato gli elettori a recarsi ai seggi e votare. Ma il flop è dietro l’angolo, spiega Repubblica, con i “big” Matteo Renzi e Bersani che non hanno scelto il proprio candidato da promuovere.

Aspettando le primarie i candidati si preparano ai tre confronti diretti che andranno in onda su Youdem, la tv del Pd, SkyTg24 e in un teatro a Roma. E intanto “se le danno di santa ragione”, scrive Repubblica. Lo scontro più acceso si consuma tra i favoriti Ignazio Marino, l’ex ministro Paolo Gentiloni e l’europarlamentare David Sassoli:

“Marino continua ad attaccare Sassoli, accusandolo di aver «imbrattato Roma» con migliaia di manifesti abusivi. Lui si difende: «Ai nostri volontari è stato dettodi affiggerli solo nei luoghi consentiti. In caso di errori, siamo pronti a darne conto». «Affissioni “a sua insaputa”: è come Scajola », ribatte l’altro. […] Poi ci sono le alleanze, l’altro grande tema di scontro, con Gentiloni e Sassoli che se la prendono con Marino: «Le vuole dal Pd a Ingroia, invece dobbiamo guardare anche al centro, ai moderati e anche all’ex assessore di Alemanno, Umberto Croppi»”.

Nell’ombra e lontani dalle polemiche rimangono gli altri tre candidati del centrosinistra: l’ex assessore provinciale, Patrizia Prestipino, la consigliera comunale di Sel, Gemma Azuni, e il giovane del Psi, Mattia Di Tommaso.

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