Processo breve, Pdl vuole includere anche mafia e terrorismo

Niccolò Ghedini

Un sistema per mettere al riparo la legge sul processo breve dai rilievi in incostituzionalità. Lo stanno studiando in queste ore Niccolò Ghedini e Piero Longo, secondo una ricostruzione fornita da Repubblica. Se il testo è stato finora criticato per il fatto che discrimina alcuni imputati rispetto ad altri coinvolti in procedimenti più gravi, i tecnici del Pdl ora preparano il colpo a sorpresa: estendere l’estinzione dei processi dopo un determinato termine anche ai reati di mafia e terrorismo.

I due avvocati, proprio in queste ultime ore, stanno riscrivendo il disegno di legge prima della discussione al Senato. E dal restyling salta fuori la novità più clamorosa: anche per i processi sulla mafia e sul terrorismo i giudici dovranno rispettare una scadenza per ogni fase dibattimentale. Cinque o sei anni, come ipotizzato da qualcuno nel Pdl, oppure un tempo più ristretto, tra i tre e i quattro anni. È la scelta più difficile che al momento è ancora in bilico perché legata alla scansione temporale da fissare per tutti i reati.

Come scrive Liana Milella su Repubblica, il meccanismo del processo breve cambia faccia perché sarebbero cambiati nel frattempo gli obiettivi di Berlusconi. Il Cavaliere gradiva una legge che prevedeva in origine due anni per ogni periodo del dibattimento, mirata anche a chiudere i suoi casi milanesi Mills e Mediaset. Per i reati con una pena fino a dieci anni il processo non può durare più di sei anni complessivamente. Depositata al Senato, firmata dai capigruppo del Pdl Gasparri e Quagliariello e della Lega Bricolo, si è rivelata però piena di difetti. Hanno dovuto ammetterlo perfino quelli che l’hanno scritta. Dal Colle sono arrivati i primi segnali. L’impatto sui processi si è rivelato pesantissimo (dal 10 al 40% per il Csm, il 50% per l’Anm), nonostante i tentativi del Guardasigilli Alfano di minimizzarli.

A questo punto Berlusconi avrebbe deciso di cambiare la legge, perché tanto, così com’era, sarebbe stata prima fermata da Napolitano e poi comunque bocciata dalla Corte Costituzionale. Ecco dunque un lodo Alfano bis, quello che, sempre in queste ore, i tecnici del Pdl stanno mettendo a punto con l’ordine di rispettare fedelmente la sentenza della Consulta che ha bocciato il vecchio lodo.

Nel cambio di linea avrebbe avuto un peso anche il cosiddetto “effetto Spatuzza”. D’ora in avanti Berlusconi non deve più guardarsi dai soli processi di corruzione, ma anche da quelli (al momento eventuali) per mafia. Il processo breve diventerebbe lo strumento giusto. La soluzione del Pdl, che domani sera sarà discussa nella consulta per la giustizia presieduta da Ghedini, è allargare il meccanismo a tutti i delitti ma con termini di fase differenti: due anni per i reati meno gravi, due anni e sei mesi per quelli un po’ più gravi, e via salendo in su fino a includere anche mafia e terrorismo.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie