ROMA – ''Per otto anni l'euro ha funzionato come doveva, riducendo l'inflazione, obbligando i Paesi a una maggiore disciplina di bilancio e, attraverso la diminuzione dei tassi di interesse, rendendo possibile il mantenimento dell'equilibrio finanziario anche nei Paesi pesantemente indebitati, come l'Italia. Le divergenze nelle politiche economiche hanno tuttavia reso quest'equilibrio sempre piu' precario, fino a che la crisi greca non ha messo a nudo le differenze di efficienza e di produttivita' che si erano accumulate dopo la costruzione dell'euro''. Lo scrive Romano Prodi in un intervento sul Messaggero in cui ripercorre le tappe della moneta unica a dieci anni dalla sua introduzione e invita a tornare a ragionare sulla politica monetaria europea.
La crisi greca, spiega l'ex premier, ''avrebbe potuto essere l'occasione per costruire quella politica di coesione ritenuta necessaria fin dal momento della fondazione dell'euro'' e invece ''ha segnato l'inizio di una turbolenza che non ha ancora avuto termine. La zona euro, che globalmente gode di una situazione della finanza pubblica di gran lunga migliore di quella degli Stati Uniti, e' ora vittima di una crisi che, per ironia della sorte, e' proprio partita dagli Stati Uniti''.
Oggi, prosegue, ''il nostro dovere e' quello di perseguire una politica unitaria anche se non omogenea, perche' ogni governo deve fare la sua parte ma al seguito di una guida generale e concordata. All'Italia spetta il duro compito di porre un freno agli squilibri fra spese ed entrate che, negli ultimi anni, hanno eroso i vantaggi accumulati dalla provvidenziale caduta dei tassi di interesse provocata dall'introduzione dell'euro. E questo lo sta facendo il governo Monti. Tuttavia – avverte Prodi – i compiti a casa non basteranno mai se non si ritorna alle fondamenta dell'euro, per cui ogni Paese deve fare il suo dovere ma sotto un'autorita' europea in grado di stabilire quali siano questi doveri e di farli rispettare sia quando la deviazione avviene in Italia sia quando, come e' capitato nella prima fase della vita dell'euro, erano proprio la Germania e la Francia ad allontanarsi dalle regole comuni''.
''O noi costruiamo gli strumenti comuni ormai noti, e cioe' un reale potere della Banca centrale europea e gli eurobond per una comune difesa della moneta, o la crisi continuera' a lungo, perche' contrastata da azioni sempre deboli e ritardate''.