Pier Gianni Prosperini è un “Marchese del Grillo” dei tempi nostri. Meglio ancora, è un “Marchese del Grillo” che parla lumbàrd. Il personaggio interpretato da Alberto Sordi diceva: «Io so’ io e voi nun siete un cazzo». L’assessore allo Sport della Regione Lombardia non utilizza lo stesso slang romanesco, però alcune delle sue affermazioni esprimono lo stesso concetto: «Sappiate che non desidero che vada più niente in onda se non c’è la mia presentazione», dice l’assessore ad una dipendente di Odeon Tv in una telefonata intercettata dagli investigatori. L’esponente del Pdl è stato arrestato per corruzione e turbativa d’asta.
Prosperini amava spesso pontificare dagli studi del network televisivo: l’obiettivo privilegiato delle sue “tele – invettive” sono stati gli immigrati: «Ciapum el camel, ciapum la barca, ciapum quel che voerun e turnen indrè». Un invito folkloristico ad abbandonare il “sacro suolo” padano che ha fatto il giro della Rete fino a diventare un cult. Blitz quotidiano lo aveva già segnalato lo scorso settembre, guarda il video.
Così come le sue dichiarazioni di ostilità nei confronti degli omosessuali, per i quali il “Prosperini pensiero” ha in serbo una punizione che va a ripescare dalla tradizione degli indiani d’America. «Garrotiamoli – tuonò l’esponente del Pdl, che poi specificò cosa intendeva esattamene – Alla maniera degli apache: cinghia bagnata, legata stretta attorno al cranio. Il sole asciuga il laccio umido, il cuoio si ritira, il cervello scoppia”. Salvo poi correggere il tiro: “Ho usato un’iperbole. Talmente iperbole che la garrota apache non esiste. C’è solo nei fumetti di Tex Willer”.
Tutto questo perché alcuni manifestanti dell’“orgoglio gay” avevano osato esporre una bandiera con una caricatura del Papa: nell’immagine Benedetto XVI era raffigurato assieme ad un dito medio alzato. «Voglio vedere se avrebbero i coglioni di fare la stessa cosa con Maometto», chiese sarcasticamente il “Prospero”, come viene chiamato negli ambienti politici che frequenta.
Anche perché questi “eretici” manifestanti avevano osato prendere in giro le istituzioni ecclesiastiche: un’onta inaccettabile per colui che si è autodefinito “Baluardo della cristianità” e “Difensore della fede”. Un’ossessione, quella cristiana, che viene evidenziata anche nell’home page del suo sito personale: vi appare il prototipo di un “santino” con un crocifisso, accompagnato dallo slogan “la croce non mi dà fastidio”.
Prosperini ha sempre amato indirizzare nei propri confronti epiteti pittoreschi: tra gli altri si ricordano “Flagello dei centri sociali”, “Condottiero del Nord”, “Eradicatore dei no global”, “Castigatore di omosessuali”.
Un’esuberanza verbale che nella storia del politico, veneto di nascita ma lombardo di adozione, è stata degnamente accompagnata da quella fisica. Prosperini ha sempre raccontato con orgoglio di quella volta che venne alle mani con Pino Babbini, ex autista di Bossi e noto energumeno negli ambienti milanesi: da bravo ex pugile, Prosperini lo sommerse di pugni e per fermare la sua furia fu necessario l’intervento delle forze dell’ordine.
Un personaggio così “spettacolare” non poteva certo avere un arresto che passasse inosservato: e così Prosperini ha voluto condividere la notizia del proprio arresto con i telespettatori di Antenna 3, con una telefonata effettuata durante una diretta televisiva.
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