Scandalo Protezione civile: perchè Fabrizio Gatti (Espresso) faceva paura

Guido Bertolaso

Solo a sentire il nome del giornalista Fabriizo Gatti a Diego Anemone e Angelo Balducci si drizzavano le antenne. Lo spiega chiaramente, riportando brani di telefonate intercettate,  il giudice per le indagini preliminari Rosario Lupo nell’ordinanza di custodia cautelare a loro carico. Gatti, per loro, era un problema al punto che andava “seguito e monitorato” e i due utilizzavano Patrizio La Bella, attore e “amico” del giornalista, per sapere in anticipo il contenuto dei suoi articoli e agire di conseguenza. 

Ma cosa c’è nelle inchieste di Gatti che tanto ha disturbato e preoccupato Anemone e Balducci? Semplicemente, negli articoli del giornalista dell’Espresso ci sono i dati: dalle cifre relative alle spese della Protezione Civile, alle scelte di eventi da coprire fino all’elenco delle (poche) aziende che finiscono sempre per mettere le mani sugli appalti e al progetto che il “grande capo” Guido Bertolaso ha in mente per la trasformazione in spa della Protezione Civile. 

A dicembre 2009 Gatti scrive per il settimanale un pezzo dal titolo “Protezione civile super Spa”, quattro cartelle per raccontare della gestione Bertolaso e dei tanti, troppi, soldi spesi dalla Protezione civile per questioni che con le emergenze hanno poco a che fare. Nel frattempo la spa è stata cancellata dagli eventi, ma le altre considerazioni di Gatti rimangono in piedi. 

Mentre Bertolaso privilegia i faraonici lavori lavori per il G8 mai tenutosi alla Maddalena, il giornalista tira fuori, solo per fare un esempio, alcune cifre da brivido relative al rischio sismico. Previsioni della stessa Protezione civile che spiegano che, fermo rimanendo lo stato attuale delle cose, dai terremoti in Italia bisogna aspettarsi in questo secolo, tra i 50.000 e i 200.000 morti. Se a Messina, spiega Gatti riportando i dati della  Protezione civile, si dovessero ripetere «un terremoto e un maremoto come quelli del 1908, ci sarebbero 112.312 morti e feriti, 399.675 senzatetto, 25 miliardi di danni. Con onde che distruggerebbero il porto ed entrerebbero nella città per 350 metri. Sulle pagine di questi rapporti riservati, una piccola nota spiega che il danno economico è stato calcolato in base a un costo di ricostruzione di 820 euro al metro quadro. Per gli alberghi del G8 mancato alla Maddalena, gli uomini di Guido Bertolaso hanno invece autorizzato costi di costruzione di 4.345 euro al metro quadro». 

Ma il giornalista non risparmia neppure Anemone e Balducci. Nell’articolo in questione i due compaiono solo di sfuggita, in un paio di righe: “Il capo non spiega perché la Protezione civile abbia invitato alle gare per il G8 e per i mondiali di nuoto proprio la famiglia di un imprenditore, Diego Anemone, 38 anni, in società con Filippo Balducci, 30 anni, figlio di Angelo: cioè il soggetto attuatore degli appalti che dal 2003, dall’emergenza Gran Sasso, al 2008 fa coppia fissa con Bertolaso nell’applicazione delle ordinanze di urgenza”. 

Del resto Gatti a Balducci ha già dedicato due cartelle circa 10 mesi prima. Argomento? Il Salaria Sport Village, quello dei “massaggi di Francesca” a Bertolaso intercettati dagli inquirenti. In quella circostanza l’articolo denunciava un ampliamento quantomeno “sospetto” del circolo. Scrive Gatti: “Come triplicare, contro il parere del Comune e della Provincia, le strutture di questo centro sportivo privato: quasi 38 milioni di investimento, 160 mila metri cubi di calcestruzzo, 27 mila 868 metri quadri di piscine coperte, palestre e un albergo-foresteria dentro l’area alluvionale vincolata dal piano regolatore”. Bazzecole o quasi, rispetto alle intercettazioni della Procura di Firenze di un anno dopo. 

Le parole più dure di Gatti, però, sono per Bertolaso e per il suo modo di gestire la Protezione Civile. Scrive il giornalista che  prima del terremoto del 6 aprile 2009 a L’Aquila “La sua (di Bertolaso) Protezione civile si occupa nel frattempo della canonizzazione di padre Pio (2002), di quella del fondatore dell’Opus Dei, Josemarìa Escrivà de Balaguer (2002), dell’incontro nazionale di Azione cattolica a Loreto con il papa (2004), dei funerali del papa (2005), della regata Vuitton Cup a Trapani (2007), dell’incontro a Loreto con il nuovo papa (2007), dei mondiali di ciclismo a Varese (2008), dei Giochi del Mediterraneo a Pescara (2009) e del 150° anniversario dell’Unità d’Italia (da celebrare fino al 2011). Tra feste e raduni, nonostante l’Abruzzo sia tra i territori più aggiornati nel censimento degli edifici pubblici a rischio sismico, il protocollo di prevenzione tra Regione e Protezione civile viene lasciato scadere (2008)”. 

E nel trattare i terremoti la gestione di Bertolaso non è sempre un successo come più di qualcuno vuole far credere. Un esempio? Un tremendo terremoto squassa l’Indonesia nella notte del 26 dicembre del 2004. Il responsabile dell’ufficio emergenze della Protezione civile, secondo Gatti grazie anche a una “spintarella” di Rutelli, è Massimo Fiori che, avvertito per telefono sottovaluta la cosa e si rimette a dormire senza informare nessuno.

Il giorno dopo “l’uomo del fare”, svegliato da Gianni Letta, prende in mano la situazione e decide di fare tutto da solo. Con risultati tra il tragico e il comico che Gatti spiega così: “Ci sono migliaia di turisti italiani ed europei di cui non si hanno più notizie. Bertolaso vuole fare tutto da solo. Gestisce i soccorsi e i 16 milioni e 156 mila euro raccolti dagli italiani con l’idea degli sms. Snobba perfino il ministro degli Esteri. Il capo della Protezione civile fa decollare due Canadair del servizio antincendio, Can 23 e Can 24. Sono aerei inadatti alle operazioni di lungo raggio. Non superano i 365 chilometri orari di velocità e le 6 ore di autonomia. Quanto tempo impiegano per arrivare in Sri Lanka lo racconta una scheda sul sito della presidenza del Consiglio: «Partiti dall’Italia il 31 dicembre e arrivati a destinazione dopo quattro giorni di volo». L’aereo è progettato per scaricare acqua. Non ha spazio per trasportare materiali. Così a ogni missione vengono recapitate soltanto 6 tende. Alla fine i piloti accumulano 452 ore di volo di cui 59 ore per distribuire soltanto 250 tende. Al costo di esercizio di un Canadair: 14 mila euro l’ora”.

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