Province, 20mila esuberi. E per 80mila idonei sfuma l’assunzione

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Dicembre 2014 - 10:32 OLTRE 6 MESI FA
Province, 20mila esuberi. E per 80mila idonei sfuma l'assunzione

Province, 20mila esuberi. E per 80mila idonei sfuma l’assunzione

ROMA –  Con la semi-abolizione delle Province e il taglio di sei miliardi in tre anni previsto dalla Legge di Stabilità ventimila dipendenti degli Enti verranno messi in mobilità. E così scattano le proteste da parte degli ottantamila risultati idonei nei concorsi pubblici, che temono di veder sfumare l’ingresso nella Pubblica Amministrazione.

I ventimila lavoratori in sovrannumero dovrebbero essere assorbiti insieme ai vincitori di concorso. Verranno probabilmente assunti da Regioni, Comuni, Enti Statali e tribunali, che potranno sfruttare la quota di turn over consentito dalla legge (il 60%), destinando anche il restante 40% a chi è in mobilità. Restano fuori gli idonei, che verranno scavalcati da chi è in mobilità (che percepirà retribuzione all’80% dello stipendio e, in prospettiva, fine del rapporto di lavoro).

Molte le proteste che si annunciano. La Lombardia vuole presentare ricorso in Corte Costituzionale e almeno altre due Regioni, scrivono Andrea Bassi e Luca Cifoni sul Messaggero, potrebbero seguirla. Se le Regioni non vorranno farsi carico del personale in esubero, questo finirà in mobilità,

I sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno annunciato per venerdì 19 dicembre l’occupazione delle Province. La protesta impazza anche sui social network. Su Twitter è stato creato l’hashtag #NoEmendamento29810 (in riferimento all’emendamento del governo alla Legge di Stabilità che destina alla mobilità i ventimila dipendenti in esubero). I profili del ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, del sottosegretario Angelo Rughetti, del relatore alla finanziaria Giorgio Santini e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio sono i più bersagliati. Chiedono che il governo ritiri l’emendamento. E che gli ottantamila idonei possano avere il loro posto.