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Province, la Consulta boccia il taglio: “Non si può fare per decreto”

di Emiliano Condò |19 Luglio 2013 16:36

Province, Consulta bocciò il taglio “Non si può fare per decreto”

ROMA – Il taglio e il riassetto delle province voluto dal Governo Monti è incostituzionale perché avrebbe inciso sull’intero sistema istituzionale. E non è materia da disciplinare per decreto che invece dovrebbe essere limitato ai casi di straordinaria necessità e urgenza.”Le norme censurate incidono notevolmente sulle attribuzioni delle Province, sui modi di elezione degli amministratori, sulla composizione degli organi di governo e sui rapporti dei predetti enti con i Comuni e le stesse Regioni”. Così scrivono i giudici della Consulta nelle motivazioni della sentenza che boccia la riforma delle province.

Dopo il flop dei tecnici la questione province è passata in mano al nuovo esecutivo, guidato da Enrico Letta. Che ha un intento ambizioso, più di quello che fu di Monti: mentre i tecnici infatti si sono limitati a una riduzione e un riassetto, Letta vorrebbe cancellare le province. Prima via il nome dalla Costituzione e poi via le province. Ma per farlo Letta & co hanno preferito attendere di leggere le motivazioni con cui la Consulta ha cassato il Salva Italia di Monti. Ora, motivazioni alla mano, non ci sono scuse per rimandare: l’intervento s’ha da fare e non è certo materia da disciplinare con decreto legge, strumento ritenuto inadeguato dai giudici per interventi di tale portata.

Si tratta, spiegano i giudici costituzionali, di ”una riforma complessiva di una parte del sistema delle autonomie locali destinata a ripercuotersi sull’intero assetto degli enti” territoriali riconosciuti e garantiti dalla Costituzione.

Dopo aver varato la riforma delle province per decreto, scrivono i giudici, il legislatore ”ha sospeso per un anno l’efficacia delle norme” al fine di garantire una riforma organica, ma questo mette in luce ”un’ambiguità” tra l’adozione di un provvedimento d’urgenza, e la necessità di differirne l’applicazione per adeguare il sistema. Questo ”conferma la palese inadeguatezza dello strumento del decreto-legge a realizzare una riforma organica”.

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