Le quattro condizioni all’Europa secondo Brunetta

Pubblicato il 23 Dicembre 2011 - 10:04 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – ''Se il durissimo decreto Monti, non giustificabile in una fase recessiva, e' il prezzo per il negoziato europeo, deve essere assolutamente chiaro al Parlamento e alle forze politiche che sostengono lealmente il governo quale sia il mandato sul quale il governo stesso imposta la sua azione. Deve essere chiara la posizione italiana sulla quale cercare convergenze con gli altri paesi membri dell'Unione, e deve essere chiaro cio' che l'Italia non puo' accettare''. ?Lo scrive, in un intervento sul Sole 24 Ore, l'ex ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, che delinea 4 ''punti cruciali su cui cercare il consenso parlamentare''.

Il primo punto e' che ''l'Italia e' favorevole a consentire alla Bce di svolgere appieno il suo ruolo di banca centrale come prestatore di ultima istanza'' scrive Brunetta. Il paese e' inoltre ''favorevole a un rafforzamento della governance europea con cessione di sovranita', anche di bilancio, solo se perseguita con metodo comunitario e non intergovernativo''.

L'Italia invece, prosegue il deputato del Pdl, ''?non e' favorevole al rafforzamento della governance secondo il metodo intergovernativo e, soprattutto, e' contraria a cedere sovranita' fiscale nazionale a favore di una regola automatica e non a favore di una autorita' sovranazionale''.

Il quarto punto, infine, e' che ''in questa particolare fase della congiuntura mondiale l'Italia chiede di cambiare rapidamente il segno delle politiche di bilancio a livello europeo a favore di una strategia di rientro dai debiti compatibile con il rilancio della crescita, anche se non chiede un allentamento dei propri obiettivi di bilancio''.

''Solo in questo quadro la manovra lacrime e sangue potra' avere un effetto paradossalmente non recessivo e ci lascera', speriamo, anche qualche buona riforma strutturale'', sostiene Brunetta, secondo cui ''la richiesta di un dibattito parlamentare su questi temi alzerebbe il tono e il livello della nostra democrazia e del nostro Parlamento e non rappresenterebbe affatto un indebolimento del governo''.