La Questura più tosta del mondo: telefona il premier e gli fa un baffo. Un fior di notizia che è l’anima della ricostruzione ufficiale, del governo di Roma e della Procura di Milano, sulla notte di Ruby. Maroni ministro e Bruti Liberati Procuratore offrono al paese questa sequenza dei fatti. Primo atto: alle 18 del 27 maggio viene condotta in Questura una minorenne. Come da prassi e da regola viene “fotosegnalata” e identificata con certezza, si sa chi è e da dove viene: marocchina e dalla Sicilia. Il tutto prima che alle 23 squilli il telefono di servizio di Pietro Ostuni, capo di gabinetto in Questura.
Seconda scena, secondo atto: Ostuni parla con chi lo ha chiamato, un uomo dei servizi addetti alla sicurezza del premier. Subito la telefonata cambia uno dei protagonisti, al posto dell’uomo dei servizi parla con Ostuni il premier in persona. Berlusconi chiede “notizie su una ragazza di origine nordafricana segnalata come parente del premier egiziano Mubarak”, parole testuali di Maroni in Parlamento. Come da ricostruzione ufficiale, un capo di governo che chiama direttamente nella notte per sapere di un fermato in Questura, alla Questura non fa né caldo né freddo: tutti proseguono a lavorare come niente fosse. Quindi o in Questura considerano normale quella telefonata, capita infatti spesso che un capo di governo chiami per informarsi dei fermati, oppure in Questura considerano quel premier che chiama un fastidio da ignorare con un’alzata di spalle. Ha chiamato Berlusconi per quella che sta giù al primo piano? Fa niente, prosegui come non avesse chiamato. Deve essere andata così. Altrimenti non si spiega la scena numero tre.
Scena numero tre: per nulla impressionati dalla chiamata del premier e per nulla incuriositi dal fatto di avere in Questura una minorenne marocchina che il capo del governo “segnala” come parente di Mubarak, funzionari e agenti non si smuovono di un passo dalla routine. Imperturbabili chiamano il giudice di turno per i minori e tranquilli cercano un posto in una struttura di accoglienza per la minore. Hanno un’ora di tempo. A mezzanotte Berlusconi richiamerà per sapere che stanno facendo per Ruby e di Ruby. E loro, per nulla scossi dalla doppia chiamata, cercano con pazienza quel posto per Ruby che però, purtroppo, non si trova. Impensabile che sia stata messa fretta all’agente che cercava il posto in comunità, impensabile che gli sia stato detto qualcosa del tipo: fa un paio di telefonate ma non perdere tempo, sbrigati. E se non trovi…è meglio. In fondo è solo il capo del governo che chiama e richiama, una scocciatura minima che non agita nessuno. Impensabile poi che la funzionaria Giorgia Iafrate che parla con il giudice minorile Anna Maria Fiorillo sia tesa e imbarazzata. Dice la Iafrate alla Fiorillo: “Parente di Mubarak…”. Risponde la Fiorillo: “E io sono Nefertiti regina del Nilo”. Devono essersi scambiate un sorriso al telefono. Dice la Iafrate, sollecitata da Ostuni: “Non c’è posto in comunità”. Lo dice alla Fiorillo che replica: “O in comunità o resta in Questura”. Deve essere stato uno scambio sereno e concorde. Non dice la Iafrate alla Fiorillo che Berlusconi ha chiamato. Le dice invece che sta arrivando in Questura una “delegata della presidenza del Consiglio” per farsi affidare Ruby. La Fiorillo sa che non esiste questa carica e funzione. Quindi, ovviamente, le due si lasciano concordi, serene e reciprocamente informate.