ROMA – Quirinale. Carta coperta di Renzi: minoranza Pd e fittiani su Amato per vedere. L’ideale, non solo per Renzi, è eleggere rapidamente il nuovo presidente della Repubblica quale segnale ulteriore di affidabilità del sistema Italia dopo gli apprezzamenti positivi giunti dall’Europa (e soprattutto da Merkel) sul percorso delle riforme avviato. Evitare cioè un altro Vietnam parlamentare come quello che costrinse a richiamare Napolitano.
Il problema di Renzi è come attraversare indenne le prime tre votazioni prima di scoprire alla quarta, dove serve la maggioranza semplice, la carta finora tenuta segreta. Il clima all’interno del Pd resta teso, per questo Renzi ha cercato di nuovo l’interlocuzione privilegiata con l’ex segretario Bersani (“scegliamo insieme un nome condiviso”). Ma la minoranza Pd, con la sponda dei dissidenti di Forza Italia (i fittiani) potrebbe votare subito Amato per costringere Renzi a mettere in campo da subito un candidato forte, e non solo di bandiera (Forza Italia, specularmente a Renzi darà l’indicazione di votare Antonio Martino). Marco Conti sul Messaggero espone strategie e retropensieri, proposte e veti dei protagonisti della partita del Quirinale.
Tra sinistra Pd e dissenzienti azzurri è in corso da giorni un fitto rapporto. Nei democrat frondisti cresce la spinta sul nome di Giuliano Amato in modo da spingere anche Forza Italia a votare per quello che Berlusconi ha indicato sin dal primo giorno come suo candidato nella rosa per la corsa al Colle. In questo modo, ragionano, Renzi sarebbe costretto a convergere su un candidato forte già nei primi tre scrutini e pronto per essere eletto alla quarta votazione.
Lo schema della sinistra del Pd ripete un po’ la battaglia fatta, e poi persa, per le preferenze, argomento sempre contestato dalla sinistra ma buono per mettere in crisi il Patto del Nazareno. Stavolta ad ingoiare il rospo dovrebbe essere lo stesso Renzi che, sondaggi alla mano, vorrebbe evitare di eleggere un ex premier che non gode di popolarità. Per evitare la trappola Renzi è pronto a condividere con il partito la regola dell’ “ex no grazie” che riguarderebbe gli ex premier e gli ex segretari democrat. Principio che verrebbe contemperato dal ”no” ai tecnici di area democrat. In un colpo solo, e senza entrare nel merito, verrebbero fatte fuori le candidature di Prodi, Amato, Fassino e Bersani. Restano tra i papabili circolati in questi giorni, i nomi di Casini e Mattarella: in calo la Finocchiaro appena impallinata dalla sinistra pd che non ha votato il suo emendamento. (Marco Conti, Il Messaggero)
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