Quirinale, chi “porta” Prodi: Sel, M5s, sinistra Pd, Fitto, Ncd ribelli

Quirinale, chi porta Prodi: Sel, M5s, sinistra Pd, Fitto, Ncd ribelli
Quirinale, chi porta Prodi: Sel, M5s, sinistra Pd, Fitto, Ncd ribelli

ROMA – Uno schieramento trasversale che va dalla sinistra Pd, passa per il forzista “contro” Raffaele Fitto, tocca il Movimento 5 Stelle, Sel e arriva fino ai ribelli di Ncd. E un nome: quello di Romano Prodi per il Quirinale. Obiettivo candidarlo, non per farlo eleggere ma per creare un grosso problema a Matteo Renzi.

Scrive sul Corriere Maria Teresa Meli che il “piano” anti Renzi è semplice e delineato. Al momento delle prime tre votazioni, quelle di assestamento e in cui causa quorum richiesto mai o quasi si elegge il presidente, tutto il fronte scriverà compatto il nome di Romano Prodi sulle schede.  Il tutto mentre il Pd resterà cautamente fermo sulla scheda bianca.

Non a caso il primo a parlare di Prodi, in ordine di tempo, è stato Pippo Civati. E Renzi, almeno a quanto scrive Meli, è sicuro: mai Civati lo avrebbe fatto senza una implicita autorizzazione dello stesso Prodi.  Dopo Civati è toccato a Nichi Vendola. Proposta semplice: a mare il patto de Nazareno e dalla quarta votazione convergenza su Prodi.

Quindi i ribelli di Forza Italia. Per esempio Augusto Minzolini:

“Se Renzi ci desse la garanzia che non si va alle elezioni a breve, dovremmo votare tutti Prodi, perché peraltro la sua elezione al Quirinale rappresenterebbe un segnale di pacificazione”. 

Ecco, parlare di Prodi in termine di pacificazione dà l’idea della trappola. E poi Pier Luigi Bersani, quello che sulle 101 coltellate a Prodi ha visto sgretolarsi definitivamente le speranze di essere presidente del Consiglio. Bersani si è limitato a  parlare di un presidente che dovrebbe essere competente di Economia. E chi più di Prodi, viene da pensare subito.

Prodi piace anche alla minoranza Pd. Spiega Roberto Speranza:

“L’ho votato nel 2013 e lo rivoterei. È un uomo di grandissime qualità”.

Resta il rebus 5 stelle. Prodi è pur sempre uno dei simboli dell’euro, quello contro cui stanno facendo un referendum. Ma è anche un nome su cui prima del Napolitano bis c’era una teorica disponibilità a trattare.

 

 

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