D’Alema, Amato, Mattarella o mister X? Accordo Bersani-Berlusconi vicino ma…

ROMA – Giuliano Amato, Massimo D’Alema, Sergio Mattarella oppure un fantomatico mister X? A poche ore dalla prima votazione per il nuovo presidente della Repubblica Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani lavorano all’intesa, al nome condiviso che possa mettere d’accordo tutti, M5S escluso.

E l’intesa, secondo quanto riportano le agenzie, sarebbe vicina, addirittura a un passo. Ma su chi? Qui le voci si fanno discordanti. L’Ansa, infatti, racconta di una telefonata di Bersani a Berlusconi. Telefonata decisiva in cui il leader del Pd avrebbe finalmente sciolto le sue riserve e sottoposto al leader del Pdl una rosa di nomi. Tra questi, quanti e quali non è dato saperlo nei dettagli, Berlusconi ne avrebbe selezionati tre: quello di Giuliano Amato, quello di Massimo D’Alema e quello di Franco Marini.

Poi, però, Repubblica aggiunge alla rosa un altro nome, quello di Sergio Mattarella, classe 1941, giudice costituzionale ed ex vicepresidente del Consiglio nel governo D’Alema di fine anni ’90. Nome che, assicura Repubblica, dovrebbe incontrare il gradimento di Berlusconi.

Un’altra agenzia, la Agi, dà però indicazioni diverse. Perché se è vero che Bersani e Berlusconi lavorano all’accordo, non sarebbero Giuliano Amato e Massimo D’Alema i quirinabili. E chi allora? Allora entra in campo un fantomatico mister X, l’asso nella manica di Bersani, una “carta coperta che sarebbe un nome di altissimo profilo”. E qui cominciano i problemi, almeno due. Perché secondo l’Agi, a parlare dell’asso nella manica di Bersani sarebbe stata una bersaniana di ferro, la portavoce Alessandra Moretti. Che però, tempo pochi minuti parla con un’altra agenzia, l’Ansa, e smentisce di aver mai parlato di assi nella manica.

L’altro problema è il chi? Perché a Bersani l’asso nella manica servirebbe davvero: nome nuovo, credibile, votabile dal Pdl senza che elettori Pd e 5 Stelle possano gridare all’inciucio, possibilmente gradito a Scelta Civica. E soprattutto gradito allo stesso Bersani. Un altro colpo simile a quello che ha portato Grasso alla presidenza del Senato. Ma che mister X ci sia davvero nella testa di Bersani e che abbia davvero un simile potere quasi taumaturgico è tutto da dimostrare.

Mister X a parte la trattativa tra Bersani e Berlusconi dà a Beppe Grillo, dopo le esche lanciate ieri, la possibilità di tornare a fare opposizione sulle barricate. Gli basta sapere che i due si parlano per partire a testa bassa. Sul suo blog paragona Bersani a Nerone e attacca: “Vuole i nostri voti per farsi i cazzi suoi”. Soprattutto Grillo ottiene l’effetto politico desiderato: fa passare l’idea di una sua disponibilità a trattare respinta da Bersani che gli ha preferito Berlusconi.

A complicare la situazione del leader del Pd ci si mettono anche le decisioni dei vincitori delle Quirinarie. Perché Milena Gabanelli dopo una notte e una mattinata buona di riflessione “sofferta” si chiama fuori con una lettera al Corriere della Sera. “Grazie, sono commossa ma continuo a fare la giornalista perché è questo il mio modo per provare a cambiare le cose”. Così al M5S non resta che scorrere la classifica delle Qurinarie. Al secondo posto c’è Gino Strada che, però, aveva fatto già sapere di non essere interessato. Il nome buono è il terzo, quello di Stefano Rodotà, ovvero un nome che dentro al Pd qualche patema d’animo lo fa venire. Poco ma sicuro, per Bersani sarebbe stato assai più facile dire di no alla Gabanelli.  Anche perché accordarsi con Berlusconi rinunciando al patto con Grillo significa sicuramente perdersi per strada Nichi Vendola che ha già fatto sapere che per il governissimo Pd e Pdl non pensino di contare sui suoi voti.

Sul fronte Scelta Civica, invece, arriva il no a Romano Prodi. Ufficialmente perché si va a caccia di un nome condiviso. Tradotto un nome che possa andare bene anche a Berlusconi. Quindi certamente non il professore che, eventualmente, può rientrare in corsa solo in caso di impasse nelle trattative. E comunque non prima del quarto scrutinio, quello in cui il quorum si abbassa dai due terzi alla maggioranza assoluta.

Dipende tutto dalla serata e dalla notte di trattative. Per trovare un nome c’è tempo fino alle 10 di giovedì mattina. Poi parleranno le schede e, senza accordo prima, comincerà un’altra partita.

 

 

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