ROMA – Romano Prodi non ce la fa e prende una botta durissima. Al quarto scrutinio il professore, candidato del centrosinistra ha ottenuto 395 voti, 11o in meno dei 504 necessari per ottenere la maggioranza assoluta. Soprattutto 100 in meno dei 496 di cui era accreditato numeri alla mano.
Per il il Pd l’ennesima sconfitta che apre alla morte del partito. Prodi dopo la sconfitta aspetta un po’ e poi manda una nota al veleno in cui annuncia il ritiro ma attacca anche Bersani: “‘Oggi mi è stato offerto un compito che molto mi onorava anche se non faceva parte dei programmi della mia vita. Ringrazio coloro che mi hanno ritenuto degno di questo incarico. Il risultato del voto e la dinamica che è alle sue spalle mi inducono a ritenere che non ci siano più le condizioni. Chi mi ha portato a questa decisione deve farsi carico delle sue responsabilità”.
Già prima che Prodi parlasse, era stato Matteo Renzi a metterlo fuori gioco: “Non è più candidato”, aveva detto il sindaco di Firenze.
A esultare è soprattutto il Movimento 5 Stelle perché il suo candidato Stefano Rodotà ottiene 214 voti, ben 51 in più di quelli su cui poteva contare alla vigilia. C’è insomma una pattuglia di 51 persone, tra Pd e Sel che ha scelto il candidato di Beppe Grillo. Rispetto alla terza votazione Rodotà ha perso 37 voti, ma non poteva più contare sull’appoggio formale di Sel.
Sin dall’inizio dello spoglio è apparso chiaro che per Prodi sarebbe stata dura e che il Pd non si era presentato compato come annunciato. Il Movimento 5 Stelle, invece, ha votato in modo compatto per il suo candidato Stefano Rodotà mentre il centrodestra non ha partecipato al voto.
Nel Pd è il momento del caos. Neppure Romano Prodi infatti è riuscito a riunire un partito che continua a perdere pezzi. I 100 voti che mancano a Prodi, la metà dei quali andata a Stefano Rodotà, rischia di bruciare la candidatura del Professore e lascia, di fatto, il Pd nella paralisi. Ancora una volta Bersani & co hanno guardato fuori, sperando nei dissidenti degli altri. Ma, ancora una volta, al Pd sono mancati i suoi stessi voti. E proprio di Partito Democratico si tratta perché sel fa sapere che nella trappola a Prodi loro non c’entrano. “Abbiamo segnato le schede abbiamo votato tutti per Prodi” fa sapere il senatore Gennaro Migliore. Lo sgambetto a Prodi, quindi, è tutto fatto in casa.
Oltre alla cinquantina di persone che ha votato Rodotà ci sono 9 voti in più per Anna Maria Cancellieri e 14 voti per Massimo D’Alema. Voti Pd contro il Pd. Poi ci sono 4 schede nulle e 15 bianche.
Il primo a prendere atto della situazione è Matteo Renzi che da Firenze spiega: “La candidatura di Romano Prodi non c’è più”. Pochi minuti dopo parla Vendola e sembra quasi una risposta a Renzi: “Se salta la candidatura Prodi, noi torniamo a Rodotà”.
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