Quirinale, quote. Prodi, Rodotà e Veltroni i favoriti. Ma i nomi di Napolitano..

Quirinale, quote. Prodi, Rodotà e Veltroni i favoriti. Ma i nomi di Napolitano..
Quirinale, quote. Prodi, Rodotà e Veltroni i favoriti. Ma i nomi di Napolitano..

ROMA – Quirinale: Giorgio Napolitano per ora è ancora al suo posto ma è già tempo di quote. I bookmaker, infatti, accettano scommesse. Incuranti, come giusto dal loro punto di vista, del fatto che i nomi che escono con troppo anticipo finiscono per bruciarsi ed arrivare privi di forza al momento dello sprint.

Per un Marco Travaglio che propone “primarie del Pd” per scegliere un candidato e un Silvio Berlusconi che apre a un candidato di sinistra (essendo in minoranza in Parlamento è mero buon senso più che magnanima concessione) impazzano le quote.

Romano Prodi a 8. A oggi, secondo Il Giornale, favorito sarebbe l’uomo delle 101 coltellate, quel Romano Prodi che gradito a Berlusconi certo non è. E non lo sarebbe neppure a Matteo Renzi al punto che giornali mormorano di un super patto tra forze lontanissime tra di loro (dai ribelli di Forza Italia fino a Sel) per promuovere Prodi in chiave anti Renzi. Prodi paga otto volte la posta. Significa puntare 10 euro e portarne a casa 80.

Stefano Rodotà a 9. Ricordate “Ro-do-tà Ro-do-tà”, ovvero lo slogan cantato nelle piazze dai militanti M5s dopo le quirinarie? In attesa delle elezioni potremmo tornare a sentirlo. Paga 9 volte la posta, ma di certo non è il candidato di “ampia convergenza” che ha in mente Matteo Renzi.

Emma Bonino e Walter Veltroni a 11.  Emma Bonino, ovvero una abituata a concorrere. Ma anche una delle prime silurate da Renzi quando ha sostituito Letta. E poi Walter Veltroni, quello che non è andato in Africa ma che, dopo la sconfitta con Berlusconi, è rimasto in seconda fila. Forse aspettando la sua occasione. Entrambi quotati a 11.

Massimo D’Alema, Giuliano Amato, Pier Carlo Padoan, Mario Draghi, Roberta Pinotti, Laura Boldrini a 17. Una pattuglia, quotata a 17. C’è anche il favorito “naturale” di Napolitano, ovvero quell’Amato che ponderò come capo del governo prima di scegliere Enrico Letta. Esperto, di sinistra ma gradito al centrodestra. Ma difficile da far votare ai grandi elettori. D’Alema era già uscito fuori all’ultima elezione. E più di qualcuno fece il suo nome tra i sabotatori di Prodi. Pinotti che è donna (qualche punto in più nell’ottica Renzi) potrebbe pagare in termini d’immagine l’archiviata vicenda dei voli di stato. Laura Boldrini, vista la gestione della Camera non senza incidenti di percorso, sembra quotata fin troppo bene dai bookmaker.

Silvio Berlusconi  e Anna Finocchiaro a 26. Lui dice che sarebbe “il miglior presidente della Repubblica possibile”. Di contro ci sono certe questioni giudiziarie. E un parlamento a maggioranza di centrosinistra e M5s che è obiettivamente difficile da immaginare pronto a votare per Berlusconi. Anna Finocchiaro, donna e di sinistra. Ma c’è la questione Ikea con la scorta che la rende poco gradita a parte dell’opinione pubblica.

Candidati di retrovia:

Piero Fassino, Dario Franceschini e Pier Ferdinando Casini a 26.

Paola Severino a 34

Pietro Grasso e Graziano Delrio a 41. 

Presto, però, davvero presto per vedere come andrà a finire una partita che è davvero ancora agli inizi. Il Giornale quota in ascesa i nomi di Marta Carabia, neo vicepresidente della Consulta e di Sabino Cassese. Possibile anche il nome di Sergio Mattarella. Per ora, però, sono schermaglie.

Lo fa capire anche Renzi che al Messaggero aveva spiegato

Come ha in mente di procedere, quando sarà il momento: il Pd proporrà un nome prima agli alleati della maggioranza? FI avrà un’interlocuzione privilegiata?
«Quando sarà il momento… ne parleremo! Il patto del Nazareno è stato siglato un anno fa, quando le dimissioni di Napolitano non erano in agenda. Questo è il motivo per cui non c’è nessun patto preventivo tra Pd e FI. Ovviamente io auspico che nella maggioranza ampia che dovrà eleggere il nuovo garante dell’unità nazionale ci siano più partiti possibili. Berlusconi è stato decisivo nel votare convintamente nel 1999 Ciampi e nel 2013 Napolitano: non vedo alcun motivo per cui dovrebbe star fuori stavolta. Il fatto che sia un giocatore chiave nella partita della riforma ne rende oggettivamente più solido il ruolo. Ma dipenderà anche dalla loro situazione interna, dalla loro volontà di collaborazione, oltre che dalla nostra. Al momento opportuno ci incontreremo. Come faremo anche con i 5Stelle, che spero non rimangano anche stavolta alla finestra. E coinvolgendo come è logico i nostri alleati di governo con cui il rapporto è serrato ma buono».

Vendola propone al Pd un accordo su Prodi: cosa risponde?
«Oggi chi fa nomi li vuole solo bruciare. Non sarebbe del resto una novità per Nichi: quando penso a ciò che sarebbe potuto accadere se solo nel ’98 Vendola e i suoi – con una parte dei nostri – non avessero mandato a casa Prodi. Fossi Sel mi farei qualche domanda: ormai in Parlamento fa ostruzionismo su tutto seguendo i grillini e la Lega di Salvini e Calderoli. Ma davvero non vogliono provare a uscire da questa logica di scontro frontale? E dire che gli abbiamo anche mandato un bel segnale con l’abbassamento della soglia per la legge elettorale, ma sembrano sordi al dialogo. Si vede che stanno bene con Salvini e Grillo, che devo dirle? Noi andiamo avanti anche per loro».

 

 

 

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