Quirinale, oggi le Camere riunite votano a vuoto. Si vota alle 15 del primo giorno fissato per l’elezione del nuovo Capo dello Stato e nelle ore che immediatamente precedono il colore delle schede prevalentemente annunciato sarà bianco. Scheda bianca, cioè senza un nome. Stavolta il bianco non è il colore di una tattica parlamentare, tanto meno di una strategia politica, stavolta a sbiancare le schede è l’impotenza e l’incapacità del sistema dei partiti. Sono mesi che il sistema dei partiti conosceva questo appuntamento costituzionale (a rigore sono sette anni). Nonostante questo, quel chiamiamo politica e che è peraltro il riflesso abbastanza fedele della società non è riuscita, non ha saputo, non è stata in grado di rispondere alla funzione e dovere civile di arrivare alla scelta del Capo dello Stato dopo una decente, comune, matura, utile tempestiva riflessione.
Il sistema dei partiti non vuole il Commissario Draghi
Nella pancia e nel cuore del sistema dei partiti c’è la non voglia, proprio no, di Draghi Presidente della Repubblica. Il sistema dei partiti (mezzo Pd, mezza Lega, tutta Forza Italia, mezzo M5S abbondante, due terzi di Leu) istintivamente respinge l’idea di un non politico a controllare in qualche modo quel che la politica fa. L’unica a volere Draghi Capo dello Stato è Meloni con la sua Fdi, ma solo perché Meloni vede così cadere il governo Draghi e il paese andare ad elezioni. Quindi opposizione traversale alla candidatura Draghi e Draghi presidente, se sarà presidente, solo per sfinimento e resa (di malavoglia) della pancia e cuore dei partiti.
Presidente un politico…nazionale (e non patriota)
L’unica per non avere Draghi Presidente della Repubblica è eleggere da parte del sistema dei partiti più o meno tutti insieme un Capo dello Stato che sia un politico (non per le qualità intrinseche del politico eventualmente eletto ma per scacciare l’ingombro del Commissario esterno al Quirinale e per ben sette anni!). Ma nessuna parte politica ha i voti in Parlamento per eleggere da sola uno dei “suoi”. Quindi l’alternativa al Presidente Commissario esterno è un accordo generale per un Presidente diciamo così nazionale. Esattamente la cosa che il sistema dei partiti e i partiti tutti non sanno fare e che, se la faranno, la faranno a forza e cercando di non farla.
Da Mattarella e Draghi a niente Mattarella e niente Draghi
Mattarella e Draghi, fino a qualche settimana fa e anche in queste ore il binomio indicato come le colonne della stabilità. Non è improbabile che l’elezione del Capo dello Stato e conseguenze non ci consegnino nei prossimi mesi un’Italia senza Mattarella e Draghi in incarichi istituzionali.
L’illusione del Draghi bancomat immobile
Gira forte nel sistema dei partiti (e anche nella società civile) una illusione, anzi una doppia illusione. L’illusione che Draghi sia una sorta di bancomat che eroga i miliardi Ue (e dei mercati) con l’invocazione del suo solo nome. Il sistema dei partiti scivola con naturalezza in una campagna elettorale lunga due anni (da oggi al 2023) con Draghi a Palazzo Chigi o al Quirinale a far da garante che i soldi arrivano.
Poi a che farci, come e per chi ci pensa “la politica”. L’idea è che si possa, anzi si debba procedere ad uno “scostamento di bilancio” grande e lungo quanto la maxi campagna elettorale e che Draghi debba e possa star in qualche posto a garanzia che i soldi arrivino. Garanzia che però deve essere politicamente immobile e comunque immobile. Insomma magari starsene un anno a Palazzo Chigi ma lasciando fare ai partiti. Questo grumo confuso di illusioni in contraddizione con se stesse oltre che con la realtà è in fondo la matassa dell’impotenza e incapacità per cui oggi le Camere votano, significativamente e non occasionalmente. a vuoto.