Voto in tv. Berlusconi invade, la Rai si scansa. Prossimamente il “doppio” Monti

Voto in tv: Berlusconi invade, la Rai si scansa. Prossimamente il doppio Monti

ROMA – Mentre Berlusconi dilaga in tv, approfittando dell’assenza di par condicio e della compiacenza individuale di alcuni direttori di testate (Giulietti su Blitz, “B. e gli spazi chiesti e ottenuti”) i vertici Rai e Agcom cercano di delimitare il perimetro delle invasioni televisive denunciando, allo stesso tempo, la loro impotenza. Nel frattempo urge trovare un inquadramento per il candidato-non candidato Monti, competitore dell’ultima ora e  presidente del Consiglio facente funzioni. Il presidente dell’Agcom Cardani annuncia emendamenti al regolamento per la par condicio che permetteranno al Professore di fare campagna elettorale anche se non corre.

L’ultima sortita di Berlusconi a Unomattina certifica il fallimento di ogni tentativo di disciplinare la materia, per stessa ammissione del direttore generale della Rai Gubitosi, per esempio. Il quale, rispondendo ai pesanti rilievi della Vigilanza Rai da parte di Sergio Zavoli, ha dovuto ammettere che “Berlusconi ha approcciato direttamente reti e testate chiedendo spazi per interviste, utilizzando, di fatto, gran parte degli spazi destinati alla sua area politica”. Cioè, sembra di capire, il dg Rai ha confessato un ammutinamento bello e buono da parte dei suoi sottoposti: un “servizio pubblico allo sbando” commenta Giovanni Valentini a proposito del “Golpe televisivo” (La Repubblica del 28 dicembre).

Anche l’Agcom è rimasta spiazzata dall’interventismo di Berlusconi. Il presidente Cardani dà la colpa ai regolamenti: “Il ripristino del pluralismo in questa fase è molto difficile perché in conflitto con le norme sulla par condicio”, aggiungendo che, in caso di squilibrio, “scatta di fatto la sanzione pecuniaria, comunque modesta”. Armi spuntate quindi contro il Cavaliere arrembante. Per ora saranno regolamentate le tv private le quali, essendo concessionarie pubbliche, non dovrebbero consentire, in linea di principio altamente teorica, indebiti vantaggi al suo proprietario “a tempo” (dal momento che sono concessioni pubbliche, ricorda ancora Valentini).

In attesa che si faccia chiarezza e vengano recepite le rimostranze del centrosinistra, una patata bollente è rappresentata appunto dal trattamento da riservare a Monti. Al Pdl non era piaciuto affatto il discorso del presidente del Consiglio di domenica scorsa: l’attacco a Berlusconi è stato visto come comunicazione politica e non come aggiornamento istituzionale. L’agenda del Professore sarà protagonista dei dibattiti televisivi, resta da vedere in che forma. “La tv del non candidato” (Micaela Bongi sul Manifesto del 28 dicembre) è in via di definizione. Non mancano, naturalmente, veleni preventivi e tentativi di sgambetto. Già la presidenza Agcom, incarnata dal bocconiano di ferro Cardani, viene indicata da Gasparri del Pdl come potenziale centro di conflitto di interessi. Cardani non si è fatto intimorire (“Se io sono stato nominato dal premier gli altri membri del consifglio sono stati nominati dal Parlamento”).

Come se ne uscirà? Il Pdl ha messo a segno un punto decisivo riuscendo a rinviare l’approvazione del regolamento Rai a dopo Capodanno (il 3 gennaio). Monti potrà contare su una presenza televisiva significativa. Come candidato parteciperà alle trasmissioni di approfondimento politico e ai dibattiti: l’emendamento Agcom consentirà a formazioni e liste che si presentano alle elezioni di farsi rappresentare anche da soggetti non candidati ma “chiaramente riconducibili ai partiti e alle liste concorrenti”. Come presidente del Consiglio, Monti potrà occupare senza limiti la scena per quanto riguarda la sua attività istituzionale. Da questo punto di vista il Professore non appare per nulla sprovveduto: la visita a Melfi scortato dal sorridente Marchionne aveva sicuro carattere istituzionale e ricadute oggettivamente politiche, per non dire propagandistiche. Sarà stata un’eccezione o sarà la regola?

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