Rai militarizzata/ Dagospia scopre un attacco di Repubblica a Garimberti: “Sputtana il suo ex vice direttore”

Pubblicato il 3 Agosto 2009 - 15:00 OLTRE 6 MESI FA

Il sito Dagospia.com, attento lettore degli articoli pubblicati dai giornali e pronto a intercettare anche quel che è scritto in corpo 6, ha notato un cambio di atteggiamento di Repubblica nei confronti di Paolo Garimberti, suo vice direttore e attuale presidente della Rai.

Al momento della nomina Repubblica aveva dato la notizia sulla nomina di Garimberti con entusiasmo, quasi come fosse una affermazione dell’intero giornale. Nei giorni successivi il giornale aveva invece puntualmente e correttamente registrato l’emergere di perplessità sulla corrispondenza di Garimberti alle intenzione di chi lo aveva designato, nell’ambito della sinistra.

Ora la presa di distanza non è più imn sede di cronaca, ma in un articolo – analisi- commento firmato da Giuseppe D’Avanzo.

Il titolo di Dagospia parla brutalmente del “traditore Garimberti” e afferma: “La Repubblica sputtana il suo ex vice direttore”.

Scrive ancora Dagospia, riportando lo stralcio dell’articolo di Davanzo: “Il Cavaliere militarizza subito il fronte della comunicazione, quindi. Via Mario Giordano, il povero direttore del Giornale assoggettato quanto basta, ma senza alcun peso specifico. Che arrivi Vittorio Feltri da Libero, un “peso massimo”. Che Clemente Mimun, direttore del Tg5, si adegui alla bisogna e all´esempio di Augusto Minzolini, direttore del Tg1. E se non se la sente, che lasci la seggiola a Maurizio Belpietro, quello sì che sa il fatto suo quando si tratta di menar le mani che poi a Panorama si troverà un altro “picchiatore” per dirigerlo”.

E ancora: “È con questo «pacchetto di mischia» (Minzolini, Feltri, Belpietro, Mimun) che il capo del governo vuole «militarizzare» la comunicazione e deformare il racconto della realtà. Può farlo certo in casa sua in assenza di una legge sul conflitto di interessi, ma è legittimo che lo faccia anche in quella casa di tutti che è il servizio pubblico radiotelevisivo? Può farlo senza che gli organi di garanzia tecnici, politici e istituzionali muovano un ciglio e trovino la forza di profferire parola?”

La crudele conclusione e l’affondo finale: “Sappiamo che Paolo Garimberti è in Viale Mazzini come «presidente di garanzia», meno si comprende che cosa e chi stia garantendo. Non certo il telespettatore italiano che non ha saputo nulla e nulla saprà di quanto in Italia e all´estero accade al capo del governo. Sappiamo naturalmente che esiste una «Commissione parlamentare per l´indirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi», presieduta da Sergio Zavoli, meno si può dire del suo lavoro di vigilanza, ieri passiva dinanzi alla lottizzazione, oggi taciturna e impotente dinanzi alla “militarizzazione” della Rai”.