ROMA – Prendiamo il caso di un automobilista virtuoso. Avvocato, 43 anni, prima classe di merito da almeno un anno e nessun incidente. Questo automobilista preso ad esempio ha una Ford Mondeo Terza Serie del 2011. Quanto pagherebbe questo guidatore per l’assicurazione della sua auto? Per capirlo manca il dettaglio fondamentale: la sua provenienza geografica. Con l’assicurazione online Quixa, se fosse di Milano, pagherebbe circa 298 euro all’anno. Ma se fosse di Roma arriverebbe a 385 euro. Se poi avesse la “sventura” di essere di Napoli dovrebbe sborsare addirittura 766 euro. Ovvero, il medesimo avvocato, se fosse napoletano pagherebbe 468 euro in più rispetto al prezzo milanese. E ancora. Se, sempre l’avvocato dell’esempio, avesse scelto l’assicurazione Direct Line, a Milano pagherebbe circa 334 euro, a Roma 447 euro e a Napoli ben 1.195.
Il calcolo lo ha fatto il sito Supermoney e mette in luce un fenomeno molto diffuso: ovvero la sperequazione nel ramo assicurazione auto tra chi risiede al Nord e chi risiede al Sud. Il governo aveva tentato di metter mano alla questione con l’articolo 32 del decreto Liberalizzazioni: “Per le classi di massimo sconto, a parità di condizioni soggettive e oggettive, ciascuna delle compagnie di assicurazione deve praticare identiche offerte”. Ovvero, prezzi uguali a Milano come a Napoli. Peccato che ora il ministero dello Sviluppo economico abbia sancito, di fatto, il dietrofront dell’esecutivo. Perché quell’articolo 32 sarebbe in contrasto “con il principio di libertà tariffaria sancito dalla normativa europea”.
Il fenomeno ha assunto ormai proporzioni allarmanti: al Sud infatti sono ormai moltissime le auto sprovviste di copertura assicurativa, proprio per i costi esorbitanti. Ma perché l’assicurazione è più cara al Sud? Le compagnie considerano inaffidabili gli automobilisti di Campania, Puglia e Calabria (questa è la “top three” secondo Supermoney) perché da queste parti si verificano più incidenti e ci sono più truffe. Le associazioni dei consumatori, invece, puntano il dito contro le compagnie: quello sul Sud sarebbe solo un pregiudizio poco fondato.
Per sciogliere la questione però basta guardare alcune percentuali diffuse dall’Isvap, l’istituto che vigila il settore. Gli “incidenti con frode” sono stati, nel 2010, molti di più al Sud che al Nord, basta guardare la classifica:
1 – Campania 9,58%
2 – Puglia 5,93%
3 – Calabria 4,15%
4 – Sicilia 2,84%
5 – Molise 2,66%
6 – Basilicata 2,52%
7 – Lazio 1,68%
8 – Liguria 1,47%
9 – Abruzzo 0,98%
10 – Piemonte 0,96%
Il Corriere della Sera, sulla questione, cita addirittura la Costituzione: “Se contravvenisse persino all’articolo 3 della Costituzione, comma 2, quello che sancisce la nascita dello stato sociale e che indica al legislatore di rimuovere tutti gli ostacoli (anche sostanziali) che impediscano l’effettiva parità di diritti tra i cittadini?“. Con l’ultima mossa del governo Monti però, pare proprio che l’automobilista di Napoli continuerà a pagare 3 volte quanto paga il “collega” milanese. Con buona pace della Costituzione e delle associazioni di consumatori.