Reclutamento scuola, ok Cdm alla riforma: 60 cfu e concorso, cosa cambia per diventare prof

Cambia ancora, per la sesta volta in vent’anni, il reclutamento nella scuola. Il Consiglio dei ministri ha approvato le nuove misure, inserendole nel decreto per accelerare la realizzazione del Pnrr. Ma è già polemica. 

Il nuovo percorso per diventare docenti prevede da un lato il rafforzamento della formazione iniziale per i neolaureati, dall’altro un percorso per precari “storici”, con almeno tre anni di servizio: tutti in ogni caso dovranno poi superare un concorso. 

Reclutamento prof, cosa cambia

Il provvedimento prevede un percorso universitario di formazione iniziale da almeno 60 crediti formativi, aggiuntivi rispetto alla laurea, e una prova finale per sviluppare e accertare “le competenze culturali, disciplinari, pedagogiche, didattiche e metodologiche”.

Vi potranno accedere i neolaureati o gli studenti “anche durante i percorsi di laurea triennale e magistrale o della laurea magistrale a ciclo unico”. Vi saranno dei docenti “tutor”, per affiancare il percorso formativo.

Al termine, dovranno sostenere un “concorso pubblico nazionale, indetto su base regionale o interregionale” e un periodo di prova di un anno.

Sarà il ministero dell’Istruzione – secondo quanto prevede la bozza – a stimare il fabbisogno di docenti per tipologia di posto e per classe di concorso nel triennio successivo, comunicando al ministero dell’Università, per arrivare a un numero di abilitati sufficiente a garantire la selettività delle procedure concorsuali, ma evitando che ci siano troppi abilitati, che la scuola non potrà assorbire.

Al concorso potranno accedere anche i precari che abbiano svolto servizio presso le istituzioni scolastiche statali per almeno 3 anni, non per forza continuativi, negli ultimi cinque. E’ prevista una norma transitoria e fino alla fine del 2024 sono comunque ammessi al concorso coloro che abbiano conseguito almeno 30 crediti formativi universitari o accademici del percorso universitario.

Riforma reclutamento prof, le proteste 

Il pacchetto sulla scuola nel pomeriggio aveva già innescato una polemica in maggioranza. Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, aveva infatti convocato le forze politiche per un vertice nel primo pomeriggio, prima che il governo si riunisse e varasse la proposta. I senatori della Commissione Istruzione non si sono presentati, perché “coinvolti solo all’ultimo”, come ha spiegato il responsabile istruzione della Lega, Mario Pittoni.

Presenti invece i capigruppo della Commissione Istruzione della Camera. Non meno critici i sindacati della scuola: “È possibile che un piano di questa portata sia definito per decreto, senza un vero confronto, né con il Parlamento, né con i sindacati?”, contestano.

“Siamo sempre stati favorevoli al rafforzamento della formazione in ingresso – osserva Manuela Pascarella, responsabile precari e reclutamento della Flc Cgil – quindi l’idea di una formazione specifica ci vede favorevole. Ma così dopo aver speso denaro e tempi, gli abilitati faranno un altro concorso a quiz per entrare in ruolo. Sembra si voglia costituire un albo professionale. E non si affronta il tema del precariato”. 

 

 

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