Reddito cittadinanza, tasse e pensione a 62 anni: tre tagli belli e impossibili

di Riccardo Galli
Pubblicato il 18 Ottobre 2021 - 11:28 OLTRE 6 MESI FA
Reddito cittadinanza, tasse e pensione a 62 anni: tre tagli belli e impossibili

Reddito cittadinanza, tasse e pensione a 62 anni: tre tagli belli e impossibili FOTO ANSA

Reddito di cittadinanza, appena rifinanziato per l’anno in corso. Con grande e giustificato malumore di ministro Giorgetti a nome della Lega. Ma fino al 31 dicembre erano relativamente pochi soldi in più. Il più, il tanto, è rifinanziare reddito di cittadinanza per l’anno prossimo. Il più. Il tanto e il troppo. Quota non maggioritaria ma rilevante dei soldi per il reddito di cittadinanza arrivano a chi non ne ha diritto e lo ottiene via imbroglio. Ma questo non è il maggior salasso. Il maggior salasso è la collaterale nocività al mercato del lavoro indotto dal reddito di cittadinanza così come è.

Reddito di cittadinanza sommato ad un po’ di lavoro nero battono come remuneratività un primo impiego regolare, stabile e produttivo. Questo distorce il mercato del lavoro e anche la struttura sociale. La soluzione sarebbe legare effettivamente reddito di cittadinanza a disponibilità e instradamento al lavoro. Insomma: Stato ti aiuta in denaro mentre ti aiuta a trovare lavoro. Ma solo se ti aiuti anche da solo, partecipi alla formazione, accetti lavoro offerto.

Questo non è il reddito di cittadinanza come è nella realtà, nella realtà sono centinaia di euro mensili distribuite a chi è lesto a prenderle e anche ad arraffarle. E distribuite male: troppo ai single, poco alle famiglie numerose, troppo al Sud, poco al Nord. Quindi reddito di cittadinanza va tagliato, nelle dimensioni e nella configurazione. Un po’ meno di soldi sprecati, questo il taglio che sarebbe utile e giusto. Ma è un taglio bello e impossibile perché M5S senza reddito di cittadinanza morirebbe di inedia politica ed elettorale.

Tasse, tagliare la gramigna

Tasse, andrebbero tagliate quelle di…favore. Si contano a centinaia gli sconti e le facilitazioni (quando non le esenzioni di fatto) che nei decenni le varie categorie, corporazioni, sub categorie e corporazioni si sono ritagliate a misura e hanno ottenuto e consolidato. Lunghissimo l’elenco delle eccezioni di fatto, anzi de iure, alla eccessiva, insopportabile pressione fiscale. Calcoli e stime fissano l’evasione fiscale intorno ai 120-150 miliardi annui. Di questi si può prendere poco.

Calcoli e stime fissano gli sconti fiscali a circa 150 miliardi annui. Tagliando, anzi togliendo una parte di questi sconti di favore si potrebbe tagliare e non di poco l’Irpef che pesa in maniera giugulatoria sui redditi da lavoro dipendente e sui pensionati. Taglio che sarebbe utile giusto. Ma anch’esso tanto bello quanto impossibile. Tasse di…favore sono state erogate da tutti i partiti e i partiti ci tengono a tenere cassa pubblica aperta a loro nome. In particolare i partiti della Destra difendono come santuari intoccabile e sacri le tasse di favore per i lavoratori autonomi. In particolare i partiti della sinistra sono affascinati, educati e allevati al tassa e spendi e appare loro sacrilego abbassare l’Irpef a chi guadagna, niente meno, che 2.500 euro al mese. Quindi da sinistra prima si tassa quel che si può, lavoro dipendente e pensionati insomma ritenuta alla fonte, e poi si elargiscono tasse di favore in concorrenza territorial lobbystica con la destra. Risultato: tagliare la gramigna delle tasse…bello e impossibile.

Pensioni a 62 anni, uno spreco, un vizio

Quota 100 è stata una delle forme, non l’unica ma solo l’ultima in ordine di tempo, di uno spreco e di un vizio. Lo spreco di denaro pubblico del mandare la gene in pensione a 62 anni raccontando a se stessi la balla che per uno che andava un pensione un altro veniva assunto (e quindi pagava i contributi previdenziali). Non funziona così, in nessuna economia reale, solo in quella della propaganda. Peggio dello spreco il vizio: ostinatamente non prendere atto che non è atto di equità sociale stare in pensione per 25 anni, è privilegio invece, privilegio a carico di qualcun altro.

L’Italia è un paese con età pensionabile fissata per legge a 67 anni ed età pensionabile reale fissata dalle eccezioni alla legge a 62 anni. Questo divario andrebbe tagliato dopo averne pubblicamente preso atto. Età pensionabile vera a 64 anni? Sarebbe un taglio a misura di realtà, un taglio della follia anagrafica, demografica e di welfare della pensione a 62 anni e un taglio della socialmente impraticabile pensione a 67 anni. Ma società civile, parti sociali, partiti politici (tutti) e sindacati (tutti) partecipano con foga alla corsa coi sacchi. Dentro il sacco ciascuno porta i suoi, obiettivo ottenere per i “nostri” la pensione a 62 anni e l’età pensionabile più alta resti per i più deboli e lenti (e fessi?) nella corsa. Tagliare lo spreco e il vizio pensionistico sarebbe cosa giusta ed utile, però anche qui tanto bella quanto impossibile. 

Reddito cittadinanza, tasse e pensioni nell’agenda di governo

Quando? Domani. Al massimo entro l’anno. Guarda caso il taglio delle tasse, della spesa per il reddito cittadinanza e dello spreco di Quota 100 pensioni sono nell’agenda di governo. Draghi davvero mani di forbice? Ogni scetticismo è lecito.