Referendum, Libertà e giustizia: e ora tiriamo a cambiare

MILANO, 13 GIU – ''E ora tiriamo a cambiare, e' questa la nostra parola magica, la definizione del vento dal basso che tira dallo scorso febbraio e dalle piazze del 2011''. Cosi' una nota di Liberta' e Giustizia sull'esito dei referendum.

''Cambiare, prima di tutto, il Cavaliere che ammorba l'-aria da 17 lunghi e drammatici anni. 'Dimettiti', 'Resignation' chiedemmo il 5 febbraio a Palasharp di Milano perche' l'Italia ritrovasse l'onore perduto – si legge nel comunicato -. Cambiare la politica per lo sviluppo: no ai soldi come valore, obiettivo della vita, agli speculatori eroi del nostro tempo. La ricchezza privata non legittima il potere politico. Si' ai fondi per l'istruzione pubblica e la ricerca. Si' ad una politica per il lavoro che tuteli la dignita' dei giovani e delle donne. Cambiare i partiti, secondo l'articolo 49 della Costituzione: 'Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale'. Si' al rinnovamento dei dirigenti. Si' all'ascolto dei cittadini sulle grandi scelte e i progetti di riforma. No alle liti interne, insopportabile causa di tanta disaffezione della societa' civile (e' proprio necessario che il Pd di Milano contesti la scelta di Tabacci assessore al bilancio e gli chieda in nome di non si sa quale legittimità morale di lasciare il Parlamento?)''.

A giudizio di Liberta' e Giustizia e' ora ''di cambiare l'informazione: l'ostruzionismo della Rai ai referendum deve essere denunciato e punito. Cosi' come il danno economico al servizio pubblico derivante dalla cacciata delle trasmissioni più importanti e popolari''. Liberta' e Giustizia sollecita ''una nuova legge elettorale e legge sul conflitto di interessi (non e' mai troppo tardi) e sollecita: basta attacchi e offese alla magistratura, si' a una buona legge che aiuti il lavoro degli inquirenti e dia loro mezzi sufficienti a individuare e colpire la corruzione dilagante''.

Infine, parafrasando le parole del ministro Maroni, LeG spiega: ''Tiriamo a cambiare: mai piu' equiparare la lotta partigiana a Salo'. Mai piu' chiedere l'abolizione del 25 Aprile e del Primo maggio. Mai piu' politica dei respingimenti. Il vento del cambiamento ci ha portato fin qua. Esso e' affidato nelle mani di una societa' civile vigile, impegnata, decisa a partecipare attraverso il web e la piazza e le strade. La politica se ne renda conto, finalmente''.

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