“Referendum sul nucleare”, il Pd scende in campo contro il “fantapiano del governo”

Pier Luigi Bersani

ROMA – Il Pd sosterrà  il referendum per abrogare la legge sul ritorno al nucleare. Lo annuncia in un’ intervista all’Unità il leader democratico Pier Luigi Bersani, secondo il quale il ricorso al nucleare è ”sbagliato” e non si tratta di reazioni emotive sulla scia di Fukushima, ma di considerazioni su una ”tecnologia ancora molto giovane”, che secondo il leader Pd presenta ”seri problemi, sia per quanto riguarda lo smaltimento delle scorie, che per le conseguenze di eventuali incidenti”.

”Non è la probabilità degli incidenti che suscita allarme – spiega Bersani -, ma quanto siano tremende le potenziali conseguenze”. A ”preoccupare” il segretario del Partito democratico è ”il modo in cui il governo sta affrontando la questione”. Il ”fantapiano” del nucleare, così lo definisce Bersani, ”non ha nessuna fattibilità”, è ”economicamente svantaggioso” e ”prevedendo l’impiego di tecnologie non nostre ci renderebbe totalmente dipendenti da altri”.

Quel che fa il governo, secondo il segretario del Pd, è ”deviare” l’attenzione dalle priorità, ”cioèefficienza energetica, rinnovabili, un’operazione di investimenti nella ricerca anche delle tecnologie nucleari”. ”Non stanno lavorando all’Agenzia di sicurezza – prosegue -, non hanno risolto il problema delle scorie già esistenti, non hanno smantellato le vecchie centrali”.

”E’ da 24 consultazioni che il quorum non viene raggiunto – spiega a proposito del referendum – e spesso si strumentalizza il risultato. Noi ci impegneremo comunque per fermare questo piano che poggia sulla sabbia ed e’ totalmente sbagliato”. Il leader del Partito democratico interviene anche sul tema della giustizia, respingendo le accuse di volersi trincerare sull’Aventino: ”Siamo gli unici che stanno in Parlamento, anche se il governo l’ha ridotto uno straccio”.

In merito alla riforma, Bersani è convinto che sia ”sbagliato affrontare la questione con legge costituzionale e poi rinviare le decisioni alla politica, cioè alla maggioranza e al governo”. Le urgenze da affrontare nel settore giustizia, dice, ”sono affrontabili con legge ordinaria”. ”Non siamo il partito dei giudici, io sono pronto a disturbare la magistratura. Ma lo voglio fare per l’efficienza per i cittadini, non per esigenze di Berlusconi”.

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