Regionali, per la Cei “è scorretto cambiare le regole a gioco iniziato”

La Chiesa cattolica sembra preda di una schizofrenia molto forte. Mentre le alte gerarchioe vaticane sembrano travolte dall’amore per il governo Berlusconi al punto che ieri il Papa si è lanciato in lodi sperticate e immotivate nei confronti di Guido Bertolaso, al centro dello scandalo sulla cattiva gestione della Protezione civile, di cui si ostina a restare a capo, immarcescibile, un altro esponente di alto rango, Domenico Mogavero, presidente della sezione affario giuridici della Conferenza episcopale italiana (Cei), nonché vescovo di Mazara del Vallo, in Sicilia, domenica ha sparato ad alzo zero sul governo, mirando al decreto salva liste.

Monsignor Domenico Mogavero

Ha detto mons. Mogavero,  in un intervento su Radio Vaticana sul rapporto tra voto elettorale e democrazia: «Cambiare le regole del gioco mentre il gioco è già in atto è altamente scorretto, perché si legittima ogni intervento arbitrario con la motivazione che ragioni più o meno intrinseche o pertinenti mettono un gioco un valore. La definizione giusta  è quella data dal presidente della Repubblica quando ha parlato di un grandissimo pasticcio”.

“Non credo che in democrazia si possa fare una distinzione fra ciò che sono le regole e quello che è il bene sostanziale, le regole non sono un aspetto accidentale del vivere insieme, ma quelle che dettano il binario attraverso cui incamminarci”, ha poi spiegato Mogavero, sottolineando che siamo di fronte “ad una circostanza nella quale il valore della partecipazione è messo in discussione dalla non osservanza delle regole che sono una garanzia a tutela di tutti”.

“La democrazia è una realtà fragile che ha bisogno di essere sostenuta e accompagnata da norme, da regole, perché altrimenti non riusciamo più ad orientarci. Se dovesse essere frutto dell’arbitrio di qualcuno o improvvisata ogni giorno mancherebbe certezza del diritto”.

“Ci sono state leggerezze, manchevolezze, approssimazioni nell’affrontare il gioco democratico che non sono a favore di nessuno. Questo affrontare con approssimazione il gioco democratico significa che forse siamo impreparati a una democrazia sostanziale. Ci gloriamo delle parole partecipazione, consenso, ma poi alla fine quando tutto questo confligge con qualcosa che ci penalizza. Invochiamo altri valori e soluzioni estemporanee per riparare ai guasti di chi ha improvvisato o sbagliato”.

“Cambiare regole gioco mentre il gioco è già in atto è altamente scorretto da parte di tutti: si legittima ogni intervento arbitrario con la motivazione che ragioni più o meno pertinenti o intrinseche mettano in gioco il valore della partecipazione. Domani potrebbe essere qualsiasi altro valore”, ha concluso mons. Mogavero.

Si tratta di un “brutto precedente”, frutto di “un atteggiamento arrogante della maggioranza” ha poi aggiunto  mons.Mogavero, parlando all’ANSA via telefono perché in questo momento si trova a Damasco (vien da pensare che una volta, per molto meno, lo avrebbero legato alla ruota e Damasco sarebbe stato un ottimo rifugio: “Cambiare le regole in corso d’opera è un fatto giuridicamente grave. Si tratta poi di capire se questo era effettivamente un decreto di interpretazione di norme precedenti, che si potrebbe accogliere solo con grande sforzo, o di una modifica delle regole esistenti, il che farebbe concludere che si è agito in maniera gravemente scorretta”.

Mons.Mogavero sostiene comunque che la maggioranza “ha preteso di aggiustare tutto senza riconoscere le proprie responsabilità. Si sarebbe dovuto dire che ci sono state delle leggerezze, delle inadempienze, ma che si è poi agito in modo da non far pagarne le spese all’elettorato”. Secondo il vescovo, “doveva esserci un’assunzione di responsabilità per poi poter cercare una via d’uscita. Il torto l’hanno fatto coloro che non hanno ottemperato alle regole. Si sarebbe dovuto dire questo, pur cercando poi di non privare gli elettori di un loro diritto”.

Un paio d’ore sono bastate perché mons. Mogavero venisse preso per le orecchie dai suoi colleghi romani, anche se per sua fortuna in questo momento lui si trova a Damasco in Siria.

In una nota, il portavoce della Conferenza episcopale italiana, mons.Domenico Pompili, si è affrettato a precisare che  “le questioni di procedura elettorale hanno natura squisitamente tecnico-giuridica ed hanno assunto nelle vicende degli ultimi giorni ricadute di tipo politico ed istituzionale”.

Quindi, “considerata questa connotazione la Cei non ha espresso e non ritiene di dover esprimere valutazioni al riguardo”.

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