Regionali Lazio. Pdl escluso, ‘il pasticcione’ Milioni è recidivo

Alfredo Milioni

Ha presentato la lista in ritardo e così il Pdl è fuori: l’autore del pasticcio si chiama Alfredo Milioni. Grazie a lui sulle schede elettorali non ci sarà il simbolo del partito alle prossime Regionali nella provincia di Roma. Si sente vittima e non artefice consapevole della “beffa”, anche se ha fatto il bis.

Presidente del XIX municipio capitolino, ex Psi e autista dell’Atac, Milioni è soprannominato il “recidivo”, perché non è la prima volta che commette lo stesso sbaglio: prima da responsabile elettorale di Forza Italia, ora del Popolo della Libertà.

Era il 2006, aveva tutta la documentazione per le Comunali, ma per una notte di lui si perse ogni traccia. Sparì per vendicarsi: avrebbe voluto essere lui il candidato alla presidenza del municipio ma Forza Italia scelse al suo posto Ettore Rubino, un ex democristiano legato al senatore Cesare Cursi. I compagni di partito furono costretti a una notte in bianco per cercare di racimolare altre firme, sebbene il mattino successivo Milioni ricomparve in sede con il prezioso faldone.

Sabato scorso ha fatto il bis, ma stavolta niente è tornato a posto e il Pdl è stato escluso. E c’è già chi vocifera sull’allontanamento sospetto del presidente: forse non solo “per mangiare qualcosa”, ma per buttare fuori in extremis uno dei candidati, Samuele Piccolo, e inserire un nome più gradito all’ultimo momento.

Il diretto interessato, però, è un po’ confuso. Prima conferma che era andato a prendere un panino, poi fa retromarcia: «No, cioè…io a mangiare? ma chi l’ha detto?». Si sente attaccato, i vertici del partito sono furiosi.

«Non mi hanno fatto rientrare, hanno fatto i matti, si sono messi a urlare, mi hanno spinto… Mi hanno minacciato, altroché. Qui si configura pure un reato».  Giura di non aver voluto «apportare modifiche» alla documentazione. «A parte che la fila avrebbe dovuto farla Giorgio Polesi – precisa – i capi del Pdl sono furibondi con me, ma io sono solo un pesce piccolo».

Poi prova a ricostruire gli avvenimenti di sabato scorso. Polesi è rimasto in fila, dice, mentre «io passeggiavo fuori. Quando sono entrato per prendere il posto di Polesi, lui si è chinato per darmi tutta la documentazione e abbiamo visto uno col telefonino che ci stava fotografando. Uno che si è definito radicale. Abbiamo iniziato a discutere e, litigando, ci siamo trovati fuori dalla linea Maginot. È stato creato ad arte un subbuglio per impedirci di presentare la lista. Io – ribadisce – non ho sbagliato niente»

Nel 2004 combinò un’altra delle sue e da assessore al Bilancio fece inserire un allegato alla delibera con cui il consiglio del municipio XIX aveva bocciato l’edificazione del parco vincolato di Casal del Marmo:  grazie alla sua nota veniva dato via libera alla costruzione di 350mila metri cubi di villette. Marco Visconti, allora presidente, per rimediare dovette scrivere al Campidoglio, attribuendo l’errore agli uffici.

Di piccoli e grandi dispetti Milioni ne ha un buon numero da vantare, compreso qualche insulto come quello del 2008 rivolto al Pd: «Siete degli stronzi, andatevene aff…». Adesso l’ira del Pdl lo travolge, nessuno vuole più sentirlo parlare: «Stai zitto! Milioni devi stare zitto, muto: hai capito?», lo mette a tacere Alfredo Pallone, parlamentare europeo e vicecoordinatore regionale del Pdl del Lazio.

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