Regionali Piemonte, firme false: chieste condanne

TORINO – Pene di tre anni e mezzo per Michele Giovine e di due anni e mezzo per suo padre, Carlo, sono state richieste stamani dal pm Patrizia Caputo nel processo che li vede imputati per la vicenda delle presunte firme false della lista Pensionati per Cota alle ultime elezioni regionali del Piemonte. L’avvocato Cesare Zaccone, legale di Giovine, che ora e’ consigliere regionale, ha chiesto l’assoluzione. Secondo l’accusa, il 25 febbraio 2010 gli imputati non si trovavano a Gurro e Miasino, in provincia di Novara, dove sono state apposte le firme depositate per la presentazione della lista: lo proverebbe l’analisi delle loro utenze telefoniche.

E non sarebbero stati li’ neppure i firmatari dei moduli elettorali. Il pm Caputo ha parlato anche di ”un reiterato inquinamento probatorio mai visto prima”, riferendosi al fatto che diversi testimoni sarebbero stati contattati e indottrinati prima delle loro deposizioni. Per i due imputati, l’accusa ha chiesto anche un risarcimento simbolico di alcuni euro (sei per Michele, cinque per Carlo) e l’interdizione dai pubblici uffici e il divieto di candidatura per cinque anni per Michele Giovine e per la durata della pena per il padre Carlo. La sentenza e’ prevista in giornata.

Al termine delle arringhe difensive, il giudice monocratico del procedimento, Alessandro Santangelo, ha deciso di rinviare a lunedi’ prossimo la pronuncia della sentenza. Al termine dell’udienza si e’ saputo che l’ex Presidente del Piemonte, Mercedes Bresso, sconfitta da Roberto Cota alle regionali, ha chiesto, tramite il suo legale Paolo Davico Bonino, un risarcimento di 380 mila euro: 230 mila euro a titolo di mancati compensi per la riconferma nella carica e 150 mila per danni morali. Oltre 300 mila euro, invece, sono stati chiesti complessivamente dalle altre parti civili del procedimento.

”La differenza tra Cota e Bresso – ha sottolineato Davico Bonino – e’ stata di 9.300 voti circa, mentre la lista Pensionati per Cota ha preso 15 mila voti. Se, come sosteniamo, quelle firme erano false allora alle regionali avrebbe dovuto vincere Bresso”. La stessa Bresso, presente in aula durante l’udienza, ha detto che ”il fatto impressionante di questo processo e’ che nessuno dei testi ha detto che quelle firme sono vere: tutti si sono avvalsi della facolta’ di non rispondere. Si tratta di un silenzio assordante”.

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