Il Pd ancora a lavoro sul caso Puglia. Ma ora, forse, «si va verso una soluzione». Sarà scelto dalle primarie il candidato del centrosinistra per le prossime regionali. Salvo ulteriori ripensamenti. La clamorosa marcia indietro è stata decisa ieri dai vertici nazionali dei democratici. A orientare il Pd verso il ritorno ai gazebo è stato Massimo D’Alema che al segretario Pier Luigi Bersani, al suo vice Enrico Letta e alla presidente Rosy Bindi ha prospettato come «difficilmente evitabile» il ricorso alle primarie.
Questo quanto emerso ieri dalla riunione che si è tenuta ieri al Nazareno tra Pier Luigi Bersani, Francesco Boccia, candidato alla guida della Regione che porta in dote l’appoggio dell’Udc; il segretario del Pd pugliese Sergio Blasi; Enrico Letta e il dalemiano Nicola Latorre.
Il segretario del Pd dovrebbe essere a Bari sabato per l’assemblea regionale del partito. Spiegherà che – nonostante l’alleanza con i centristi sia il caposaldo della sua segreteria – la coalizione in Puglia sarà decisa in base a chi vincerà la sfida delle primarie, dal momento che il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini ha annunciato che non appoggerà mai Vendola.
Insomma, le ore che passano non tolgono “supence” o la possibilità di un finale a sorpresa in Puglia. Le ipotesi su cui si ragiona al Pd sarebbero, però, due: primarie (con sfida tra Boccia e Vendola) o «a la guerre» (due candidati in campo, sempre il governatore uscente e il deputato del Pd). Questa eventualità non sembra spaventare il Pd, anche alla luce degli ultimi eventi pugliesi che riguardano la maggioranza con le difficoltà nella scelta del candidato tra Stefano Dambruoso, Rocco Palese e Antonio Distaso.
Ovvio, però, che comunque si tenta di tenere aperto il canale di collegamento con l’Udc, chiedendo a Pier Ferdinando Casini di pazientare nella prospettiva di costruire la famosa alleanza larga.
Non convinto della scelta delle primarie è proprio Boccia: «Se alla fine i gazebo determinano la distruzione della coalizione – dice il possibile candidato appoggiato dall’Udc – sarà pure un bell’esercizio democratico ma perdiamo le elezioni: le primarie “bonsai” tra Pd e “Sinistra e libertà”, il partito di Vendola, non servono a nessuno perché se non c’è l’Udc salta la coalizione».
«Io – aggiunge – non sono un prestigiatore, né un pifferaio magico, né un incantatore di serpenti, in pratica se sarà avallata la coalizione con i centristi, andrò avanti. Se cambieranno le carte in tavola, no».
Resta importante, anche, in vista dell’assemblea pugliese il ruolo che può giocare il sindaco di Bari Michele Emiliano: «La maggioranza dei delegati seguirà le indicazioni di Pierluigi Bersani. Se il segretario nazionale non darà indicazioni ognuno sceglierà secondo coscienza», ha detto oggi Emiliano.
Il tempo per far “ragionare” il sindaco di Bari, però, c’è. E in questo senso nel Pd si sta lavorando in queste ore. Stamattina, della “pratica Puglia” si è occupato lo stesso Bersani in una riunione al partito con il vice segretario Enrico Letta, Francesco Boccia, il vice presidente del gruppo al Senato Nicola Latorre e il segretario del Pd pugliese Sergio Blasi.
«Il nostro obiettivo è di proporre un progetto politico che vale per il Pd nazionale come per quello pugliese: cioè tenere insieme l’opposizione parlamentare, da Idv all’Api, nonchè le forze vicine al Pd che si sono già pronunciate, come i Verdi, i socialisti e i Comunisti italiani», ha detto Blasi al termine della riunione.
Bersani, comunque, prosegue nel suo lavoro. Stasera riunirà i big – da D’Alema a Bindi, Veltroni, Marini, Fassino, Franceschini, Marino – per parlare del caos-regionali. Bindi darà battaglia. Idem Franceschini. Stesso vale per i cattolici.