Regionali Puglia: partita ancora aperta nel Pdl

Pubblicato il 27 Gennaio 2010 - 08:53 OLTRE 6 MESI FA

Decisione ancora in bilico per le candidature alle regionali in Puglia. Se il Pd ha trovato il suo uomo (per alcuni a malincuore) in Nichi Vendola, rimangono dubbi che l’assetto di Pdl e Udc possa rimanere quello attuale.

Da una parte perché a Silvio Berlusconi Rocco Palese non piace e il Pdl ha paura di perdere, dall’altra perchè l’Udc, anche se ha dichiarato di appoggiare la Poli Bortone, apre a possibili convergenze con il partito di maggioranza sul nome dell’ex sindaco di Lecce.

L’apertura arriva proprio per bocca di Pier Ferdinando Casini nel corso della “Telefonata” su Canale 5.

A frenare, invece, è proprio Andriana Poli Bortone che afferma in un’intervista all’Unità: sono pochi i margini di intesa con il Pdl, a meno che questo converga sulla sua candidatura.

Pdl. Negli ambienti del governo inizia a serpeggiare la voce che cambiamenti dell’ultima ora potrebbero accadere. Trovando un terzo candidato oppure appoggiando la Poli Bortone. Sarebbe di certo uno smacco per Raffaele Fitto, ministro degli Affari regionali, che Palese ha voluto con tempi che altri nel partito hanno giudicato frettolosi. Ma se fosse per il bene comune, e per decisione del Cavaliere, non c’è dubbio, confermano a palazzo Chigi, che una decisione nuova potrebbe anche arrivare.

A dare voce al malessere intorno alla Puglia è stato ieri Giorgio Stracquadanio, poche ore più tardi ripreso pubblicamente in Aula dai vertici del partito: «Di fronte alla crisi del laboratorio pugliese di D’Alema e Casini—ha dichiarato il deputato del Pdl — il partito non ha saputo che rinserrarsi nella sua ridotta, forzando i tempi per giungere a una candidatura ufficiale, come se fosse la stessa cosa confrontarsi con Francesco Boccia e la coppia D’Alema-Casini piuttosto che Vendola. E così ne è scaturita una candidatura tutta di apparato, resa pubblica con parole degne di un politburo, non di un partito carismatico».

Udc. Da parte sua il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini apre alla possibilità di dare sfogo alle ultime perplessità: «Io subisco insulti dal Pdl, ma non ne ho mai rivolti a loro – ha detto – Il dialogo è aperto con tutti, ci mancherebbe che non lo sia con il Pdl, che in questi anni è stato con noi all’opposizione in Puglia».

«Il nostro non è candidato qualunque – ha aggiunto – e davanti a un Vendola che con il suo populismo è forte, la Poli Bortone è l’unica che può batterlo. Il Pdl dovrebbe riflettere, in questo caso credo che non ci sia un candidato più forte. Invito tutti a una riflessione pacata, vediamo se si può realizzare una convergenza sulla Poli Bortone. Io sarei disponibile, ben venga».

Dopo aver ribadito l’intenzione di non allearsi con la Lega, Casini torna a parlare della Puglia. «Io ho visto un Pd in Puglia che ha fatto una battaglia perdente – afferma – Ha perso D’Alema, ha perso Bersani, ma si sono tutti comportati con grande linearità per evitare che ci fosse una deriva populista nella coalizione di centrosinistra. Io debbo dare atto a questi leader politici che hanno perso, ma che sono stati coerenti, hanno avuto la forza di difendere anche minoritariamente le loro ragioni. Purtroppo, il problema di Di Pietro è uguale a quello della Lega. In questo bipolarismo che noi vogliamo cambiare, chi dà le carte rischia di essere non Berlusconi o Bersani, ma Bossi e Di Pietro».

«Faccio una battuta scherzosa – prosegue – secondo voi, se ci fossero state le primarie, De Gasperi avrebbe presieduto un governo così importante nella storia della nostra Repubblica? Le primarie non necessariamente scelgono e selezionano il migliore, ma danno spazio a un’idea della politica populista, plebiscitaria, che non mi appartiene e contro la quale combatterò domani come faccio oggi e come ho fatto ieri. E’ un’idea della politica, quella dei gazebo, delle primarie, che a fronte di una pseudo vocazione democratica in realtà nasconde una deriva molto pericolosa. Diverse – conclude il leader dell’Udc – sono le primarie americane, perché lì c’é una legge, c’é una tradizione, c’é una storia, ci sono regole».

Poli Bortone. «Si sta cercando di trovare un dialogo – afferma Poli Bortone a proposito del Pdl – ma non so quali margini possano esserci ancora. Se si chiede aiuto a qualcuno, è perché non si é sicuri di vincere; ma allora bisogna mostrarsi flessibili nei confronti della persona cui si chiede aiuto».

L’ex sindaco di Lecce esclude il compromesso su un terzo nome: «ne sarei mortificata: mi dovrebbero spiegare perché non dovrei essere io». Insomma niente passo indietro: «pensarlo significa non conoscermi. Non mi ritirerei mai».

Diversa è l’ipotesi che il Pdl converga sul suo nome: «A me la cosa continua a non dispiacermi. Non sono una masochista: quella è la mia area di appartenenza. Non so se ci siano margini».

Poli Bortone ha parole di apprezzamento per le primarie: «é quel che mi è mancato. Le avrei affrontate volentieri, con la stessa testardaggine di Vendola. E con Palese me la sarei giocata bene. Mi sono sempre saputa conquistare il consenso della gente».