Regione Lazio, sulla revisione del bilancio si vedrà se la Giunta Polverini lavora meglio di quella Marrazzo

di Marcello Degni
Pubblicato il 6 Agosto 2010 - 10:55| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA

Quarto, vengono decurtati significativamente i fondi di dotazione di tutte le società regionali e, nel provvedimento collegato, si annuncia la chiusura di due strutture, Litorale e Risorsa, inutili e costose. Un segnale molto positivo, che la precedente amministrazione, che pure aveva elaborato un piano molto ambizioso, non è riuscita a dare. Un primo passo che dovrebbe essere ulteriormente sviluppato attraverso: a) la internalizzazione di molte funzioni che potrebbero essere svolte dalle strutture regionali, a partire dalla erogazione degli aiuti al sistema produttivo. Attualmente sussiste una forte parcellizzazione tra le diverse società della rete: Litorale, Bic, Filas e la stessa Sviluppo Lazio, che dovrebbe svolgere funzioni di holding, ma in pratica sovrappone interventi diretti e scoordinati alle azioni delle altre.

b) La riorganizzazione delle funzioni strategiche, come la progettazione dell’utilizzo dei fondi europei e il supporto alle attività di ricerca e programmazione della Regione, sia generale che settoriale. Sviluppo Lazio, alleggerita delle attività operative (tra cui la comunicazione, esempio emblematico di spreco delle risorse pubbliche) potrebbe svolgere questo ruolo, in stretto collegamento con una cabina di regia che dovrebbe fornire l’indirizzo politico e con la direzione programmazione dell’assessorato al bilancio (la prima inesistente, la seconda assolutamente carente).

c) La eliminazione delle aziende regionali di intermediazione finanziaria. La Regione Lazio possiede anche una banca (la Bil, Banca impresa Lazio). La vera funzione di Bil è quella di scaricare il rischio di impresa dalle banche alla Regione, che garantisce i finanziamenti del segmento meno strutturato. Un favore alle banche più che alle imprese, ed in particolare a quelle socie, insieme con la regione (attraverso Sviluppo Lazio), di Bil (Bnl, Unicredit, Intesa San Paolo, Bcc). La cosa più coerente sarebbe vendere la Bil  e riorganizzare il supporto regionale agli strumenti creditizi attraverso una azione di politica industriale che, come avviene in altre Regioni, attraverso convenzioni aperte con il sistema bancario, favoriscono le imprese del territorio. In questo quadro anche Unionfidi, non ha motivo di essere mantenuta.

Quinto, la separazione tra le misure qualitative, appostate in uno specifico provvedimento, collegato all’assestamento, e le variazioni degli stanziamenti. In una regione come il Lazio, soggetta a forte alternanza, l’assestamento tende ad essere nella prassi un provvedimento di natura sostanziale molto marcata, in pratica una finanziaria-bis. L’omnibus normativo, che risponde alla scarsa produzione legislativa del Consiglio regionale, potrebbe essere, perlomeno in una fase transitoria, adeguatamente disciplinato, intervenendo sul regolamento della Assemblea, rimasto fermo agli anni settanta. Da un lato la tipizzazione dell’assestamento, del bilancio e della legge finanziaria, leggi a contenuto vincolato. Dall’altro provvedimenti collegati di natura settoriale (oppure un provvedimento unico ben distinto per capi) contenenti le misure qualitative. Fino a quando, con una riorganizzazione profonda del consiglio regionale e delle sue strutture, politiche e di supporto, si potrà dare nuovo slancio alla azione legislativa, fino ad oggi asfittica e limitata.

Sesto, l’articolo 1 del provvedimento collegato, che introduce un vincolo preliminare di fattibilità finanziaria delle proposte dell’esecutivo regionale. Una misura ottima, che invano nella precedente legislatura era stata proposta e mai presa in considerazione. Sarà necessario dotare le strutture amministrative, in particolare dell’assessorato al Bilancio, delle competenze necessarie per svolgere efficacemente questo non semplice compito e il Consiglio regionale, anche qui con innovazioni del regolamento e delle strutture di supporto, dovrà attrezzarsi per verificare adeguatamente (e dialetticamente) le scelte della Giunta.

Il testo definitivo potrebbe essere peggiore di quello iniziale (ma anche migliore), molte norme, a partire da quelle relative alla ristrutturazione delle società, dovranno essere attuate, per non restare dei semplici desideri, ma la direzione imboccata, va detto, sembra quella giusta.