Regione Lombardia, asterisco per artist*: volontà di linguaggio inclusivo, ma artisto non esiste

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 19 Aprile 2021 - 09:34 OLTRE 6 MESI FA
Regione Lombardia, asterisco per artist*: volontà di linguaggio inclusivo, ma artisto non esiste

Regione Lombardia, asterisco per artist*: volontà di linguaggio inclusivo, ma artisto non esiste

La Regione Lombardia annuncia sui social un’iniziativa, ma la annuncia con un asterisco di troppo. Infatti, nel tentativo di inseguire quello che oggi si chiama “linguaggio inclusivo“, il messaggio della regione asterisca la parola artist. Artist* anziché artista. Peccato che artista, superfluo specificarlo, non sia un sostantivo di genere femminile, ma che possa essere usato anche per gli uomini. 

Regione Lombardia, asterisco per artist*

In una storia Instagram sui profili social della Regione, a un certo punto si legge: “Sei un giovane artist* o fai parte di un collettivo artistico? Hai tra i 25 e i 35 anni? Sei residente o domiciliat* in Regione Lombardia?”. Chiaramente si tratta di un errore (o gaffe che dir si voglia) attribuibile a un singolo.

Probabilmente chi gestisce i social network dell’istituzione. O chi li gestiva in quel momento (non necessariamente il social media manager, visto che in questi casi ci possono essere alle spalle veri e propri team con turni operativi). Fatto sta che l’effetto è esilarante. Infatti, se artista non può essere declinato al maschile o al femminile, altrettanto non si può dire per “un”, l’articolo indeterminativo che lo precede. Quello sì che avrebbe potuto essere asteriscato.

L’asterisco e la voglia di linguaggio inclusivo a tutti i costi

Quella del linguaggio inclusivo è una battaglia che ormai qualcuno porta avanti da qualche anno. L’apice si raggiunse quando l’allora ministro dell’Istruzione Fedeli chiese a un giornalista di essere chiamata “ministra“. In nome di una parità di genere che, evidentemente, qualcuno vorrebbe vedere nel linguaggio prima che nei fatti. Curiosamente, fu proprio un altro ministro dell’Istruzione, la grillina Azzolina, a spiegare bonariamente ai cronisti che avrebbero potuto continuare a chiamarla ministro.