Renzi: “1000 giorni ultima chance. Cambierò mercato del lavoro: ora è apartheid”

Renzi: "1000 giorni ultima chance per l'Italia. Popolarità? Prima le riforme"
Matteo Renzi (Foto Lapresse)

ROMA – “Il programma dei mille giorni è l’ultima chance per l’Italia. Se perdiamo non perde il governo, ma il Paese. Sono disposto a non avere più consenso pur di fare le riforme. Cambierò il mercato del lavoro: adesso è un apartheid, con cittadini di serie A e di serie B”: è quanto ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, presentando alle Camere (martedì mattina a Montecitorio, nel pomeriggio a Palazzo Madama) il programma di governo.

“Qualcuno ha dipinto la scelta dei mille giorni come un tentativo di dilazionare. Lettura grottesca e ridicola. Il programma dei mille giorni è l’ultima chance per recuperare il tempo perduto, è il cartellone di recupero che si espone a fine partita. É l’ultima chance per pareggiare i conti. Se perdiamo non perde il governo, perde l’Italia”.

L’orizzonte temporale del governo, dunque, è febbraio 2018, fine naturale della legislatura:

“È obbligo di questo governo indicare dove vogliamo portare il Paese vi proponiamo di utilizzare come scadenza della legislatura la scadenza naturale, sapendo che è possibilità delle Camere negare in ogni momento la fiducia al governo”.

Lui e i suoi ministri, comunque, non hanno paura del voto: 

“Non abbiamo paura di confrontarci con gli italiani, penso che lo abbiamo dimostrato in varie circostanze. Ma per l’Italia oggi serve una sfida di più ampio respiro. L’Italia ha interrotto la caduta, ma non basta. L’obiettivo è tornare a crescere, e le riforme sono lo strumento per farlo”.

Tra le riforme, resta in cima ai pensieri del premier quella del sistema elettorale:

“La legge elettorale la faremo subito ma non per andare immediatamente a votare, ma perché una ennesima melina istituzionale sarebbe un affronto. In ogni caso le riforme vanno portate avanti tutte insieme, o non si porta a casa il percorso di cambiamento. Basta con il benaltrismo”.

Altro punto fondamentale, dice Renzi, è il lavoro e il tasso di occupati, che va aumentato:

“Dobbiamo rovesciare e reimpostare la scommessa politica ed economica del nostro Paese.  Al termine dei mille giorni noi realizzeremo le riforme che abbiamo impostato, come in un puzzle, ora bisogna mettere i pezzi. O le riforme si fanno tutte insieme o non si porta a casa il percorso di cambiamento dell’Italia. Noi siamo con Italia che si spezza la schiena e non con i professionisti della tartina e presunti esperti che non hanno previsto la crisi e hanno poi sbagliato a dare le risposte e ora con sicumera spiegano cosa dovremmo fare”.

“Al termine dei mille giorni il diritto del lavoro non potrà essere quello di oggi. Non c’è cosa più iniqua che dividere i cittadini tra quelli di serie A e quelli di serie B, 

ha ha detto Renzi citando alcuni casi di disparità di trattamento e sottolineando che deve essere superato un “mondo del lavoro basato sull’apartheid”.

 “Rispetto il dibattito parlamentare ma anche le esigenze che ci arrivano dagli imprenditori. Serve un messaggio di semplificazione delle regole che impediscano diversità nei tribunali. Il tema del reintegro dipende più dalla conformazione geografica che non dalla fattispecie giuridica. Se saremo nelle convinzioni di avere tempi serrati di esame della delega sul lavoro rispetteremo il lavoro del Parlamento altrimenti siamo pronti anche a intervenire con misure di urgenza, perché sul lavoro non possiamo perdere anche un secondo in più”.

Renzi ha difeso il bonus di 80 euro in busta paga per i lavoratori dipendenti:

“Gli 80 euro non hanno dato l’effetto sperato. Potremmo fare di più, dovremmo fare di più, certo. Ma abbiamo iniziato”.

L’inchiesta sulle presunte tangenti Eni: 

“L’Eni è stata raggiunta da uno scoop e poi da un avviso di garanzia. Noi aspettiamo le indagini e rispettiamo le sentenze ma non consentiamo a un avviso di garanzia di cambiare la politica aziendale di questo Paese”.

La Rai: 

“Al termine dei mille giorni ci sarà una riforma della Rai in cui la governance sarà sottratta ai singoli partiti. Lo dico io che sono il capo del partito più grande in Italia e che rivendica con orgoglio di non aver mai incontrato l’amministratore delegato dell’azienda pubblica”.

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