
ROMA – L’avviso di sfratto per il sindaco di Roma Ignazio Marino arriva a mezzo stampa. Matteo Renzi sceglie Massimo Gramellini e lo dice, quasi en passant, in fondo a una lunga intervista: “Se torna ‘Renzi 1’, fossi in Marino non starei tranquillo”. Parole, quelle del premier, che arrivano dopo il commento delle ultime elezioni amministrative. Renzi ricorda come nel 2016 si voterà in diverse altre città e tra queste inserisce un “forse Roma”. Solo che, almeno in teoria, a Roma si dovrebbe votare nel 2018.
Difficilmente si arriverà così avanti. E Renzi lo fa capire chiaramente in parole e azioni. C’è l’invito a non stare tranquillo che sa di richiesta di passo indietro e poi c’è l’azione politica, ovvero quel voler togliere a Marino la gestione del Giubileo che è un chiaro segnale di sfiducia nei confronti del sindaco e un ridimensionamento del suo ruolo.
In mezzo c’è lo scandalo “Mafia Capitale”, scandalo in cui Marino non è neppure sfiorato dall’inchiesta. Ma scandalo che ha colpito duramente il Pd romano ed esponenti della Giunta del sindaco. Per Marino il segnale confortante è uno solo: stavolta Renzi non ha usato social, non ha coniato un hashtag tipo #ignaziostaisereno. Era successo con Enrico Letta ed è finita con un cambio alla presidenza del Consiglio.