ROMA – Sblocco totale, e subito, dei debiti della pubblica amministrazione. Costituzione e sostegno di fondi di garanzia per le piccole e medie imprese che non riescono ad accedere al credito. E riduzione a “doppia cifra” del cuneo fiscale attraverso misure serie e irreversibili non legate solo alla spending review, che daranno risultati già nel primo semestre del 2014.
Matteo Renzi cala i suoi tre assi e chiede fiducia per una “legislatura di svolta”. Lo fa, riconoscendo che sarebbe stato meglio farlo con un’investitura popolare, a quel Senato che ribadisce di voler cancellare. Lo fa in un discorso che abbraccia un po’ tutto: dall’Europa alla scuola, fino al patto di stabilità interna e alla riforma della Giustizia annunciata in fondo all’intervento, come un progetto per il mese di giugno. E chiude con una forte assunzione di resp0nsabilità: “Se falliamo è colpa mia”.
Renzi parte rivolgendosi ai senatori. E parte da una citazione non proprio ortodossa, quella della cantante Gigliola Cinquetti: “Io non ho l’età per sedere in Senato”.
Ma nonostante questo Renzi viene subito al punto, a quei senatori di cui non potrebbe far parte (non ha 50 anni) Renzi chiede la fiducia.
“Siamo qui a chiedervi la fiducia che è un gesto controcorrente non tanto nel linguaggio della politica. Noi vogliamo provare ad andare controcorrente”.
Controcorrente perché la fiducia è socialmente fuori moda, ma anche perché, e Renzi viene dritto al punto forse più delicato, e comunica di voler essere “l’ultimo presidente a chiedere la fiducia in quest’Aula”.
Per Renzi c’è angoscia tra i cittadini, c’è la percezione dell’Italia come Paese finito, che abbia già giocato tutte le sue carte. Ma il presidente rifuta questa idea e parla di un’Italia viva e curiosa, che è avanti rispetto alla classe politica e che, forse, è “stanca di aspettarci”.
“Se in questi anni avessimo prestato ascolto ai mercati rionali ci saremmo accorti che la richiesta è di tregua della politica rispetto ai cittadini: l’impressione che abbiamo dato è di angoscia tra politici e cittadini”.
E ancora:
L’Italia è “curiosa e brillante, è un’Italia che si vuole bene e che ci tiene a presentarsi bene. E’ un Paese che non ci segue perché è avanti a noi: siamo noi che dobbiamo inseguire” e faremo “di tutto per raggiungerlo con un pacchetto di riforme”
Per questo Renzi chiede le riforme, tocca il nodo del semestre europeo. Ma l’Aula si scalda la prima volta che Renzi nomina la parola elezioni. I 5 stelle applaudono e il presidente risponde polemico: “Noi non abbiamo paura di andare alle elezioni”. Il riferimento di Renzi, forte e chiaro, è alle regionali in Sardegna, quelle vinte dal candidato del centrosinistra e dove M5s, diviso, non ha presentato nessun candidato.
Paura delle elezioni no, spiega Renzi. Ma elezioni col porcellum mutilato nemmeno. Perché
stante la legge elettorale uscita dalla sentenza della Corte si sarebbe andati ancora verso un governo delle larghe intese, non sarebbe stato possibile per alcuno avere la maggioranza nei due rami del Parlamento. Noi abbiamo proposto che le regole del gioco siano scritte da tutti, farlo insieme e’ il valore fondamentale e costitutivo del rispetto delle istituzioni.
Renzi chiede di uscire dal genere, sdoganato dai talk show, della lamentazione. E parla di Europa, del semestre italiano di presidenza. Visto come opportunità per spiegare che tipo di Europa vogliamo, ma anche per liberarsi di un pregiudizio:
Propongo a questo Senato di essere la legislatura della svolta. Avrei preferito che questa richiesta fosse preceduta da un chiaro mandato elettorale.
L’Aula si scalda nuovamente quando Renzi tocca il tema scuola. Perché nel discorso del presidente c’è tanta scuola al punto che Renzi annuncia di volerne visitare una a settimana a cominciare da Treviso
“L’educazione che si da nelle scuole è motore dello sviluppo, ho in mente di entrare ogni mercoledì nelle scuole da premier se otterrò la fiducia: comincerò da Treviso, dal Nord Est, la prossima settimana si sarà il Sud. E’ fondamentale che il governo non stia solo a Roma”.
E ancora l’annuncio di un piano straordinario per l’edilizia scolastica:
Domani “scriverò una lettera ai colleghi sindaci, 8 mila, e ai presidenti delle province sopravvissuti” per fare “un punto sulla situazione dell’edilizia scolastica seguendo il ragionamento del senatore Renzo Piano che qualche giorno fa ha proposto di ‘rammendare’ le periferie” . Lo ha detto il premier Matteo Renzi al Senato preannunciando “un programma straordinario nell’edilizia scolastica sui territori, partendo dalle richieste dei sindaci”.
Renzi, poi, cala i suoi tre assi. Uno: subito sblocco totale dei debiti della pubblica amministrazione. Due: costituzione e sostegno di fondi di garanzia per le piccole e medie imprese che non riescono ad accedere al credito. Tre: riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale attraverso misure serie e irreversibili non legate solo alla spending review. Tutto per avere risultati chiari e percepibili entro sei mesi del 2014.
Infine un cenno anche alla Giustizia. Renzi denuncia 20 anni di scontro ideologico. Una paralisi in cui nessuno potrà convincere l’altro. Per questo Renzi annuncia, per giugno, un pacchetto organico di riforma della giustizia, a partire dai tribunali amministrativi.
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