ROMA – Matteo Renzi e Angelino Alfano in rotta di collisione. E non su una questione ma su tre. Tre punti caldi su cui si gioca, però, buona parte della tenuta del governo nei prossimi mesi. Segretario del Pd e vicepremier di un governo che è a guida Pd dissentono su legge elettorale, ius soli e coppie di fatto. Ovvero sulla regola, da mettere appunto entro il 27 gennaio quando se ne parlerà alla Camera, per evitare lo spauracchio di elezioni col proporzionale puro. E sui contenuti di diritto di quella che dovrà essere la azione del governo, ammesso e non concesso che governo duri, nei prossimi mesi.
Sulla legge elettorale Alfano ci pensa una mattinata poi twitta:
“No a candidati paracadutati in collegi(Mattarellum), no a liste bloccate(Porcellum). Il cittadino deve scegliere eletto e premier”.
Soprattutto Ncd fa una proposta che a Renzi non piace e non può piacere: una riduzione del numero dei senatori da 315 a 210. Un piccolo taglio che non si concilia con l’idea del segretario del Pd di togliere al Senato ogni tipo di funzione elettiva.
A Renzi, che pure su Twitter è abituato a esternare, la presa di posizione non piace e la giudica un passo indietro. E sempre su Twitter risponde:
“Se Ncd dice no a una di queste tre proposte, apre un problema. Se non vogliono più fare le riforme costituzionali ce lo dicano ma sarebbero veramente una sorpresa”
Già che c’è Renzi alza il tiro e spiega che il Partito democratico, chiarisce il segretario, resterà al governo con il Nuovo centrodestra “il tempo necessario a fare approvare ius soli e la civil partenership alla tedesca”.
Paletti che sembrano messi apposta per indispettire Alfano che negli ultimi giorni ha detto più volte che mai darà il via libera ai matrimoni gay e che “l’Italia non deve diventare una sala parto per ottenere la cittadinanza”.
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