ROMA – Renzi ha già la squadra. Toto-ministri: da Boldrini a Baricco, tris per l’Economia. Matteo Renzi vuole bruciare i tempi per poter giurare da presidente del Consiglio già domenica sera, al massimo lunedì. Enrico Letta prova a resistere all’accerchiamento fino a frapporre la sua persona come ultimo ostacolo alla corsa del sindaco. Corriere della Sera e Fatto Quotidiano sono concordi: Renzi si sente già in mano il testimone di Letta. Resterebbe da decidere come farlo uscire di scena onorevolmente. Per il resto ogni casella sarebbe al suo posto, la squadra di Governo guidata dal sindaco sarebbe già scritta.
Giovani, donne e tecnici, nel senso di esperti, ma possibilmente lontani dal cliché del tecnico da larghe intese. Sgombrato il campo dalle ipotesi più suggestive (Alessandro Baricco e Oscar Farinetti ministri) proviamo a mettere in fila le new entries più significative, a partire dal nome di Laura Boldrini che in un colpo solo renderebbe più appetibile il concorso di Sel e libererebbe il posto di presidente della Camera per Dario Franceschini (bruciato per quella carica dal tentativo Bersani subito dopo il voto).
I numeri. Maggioranza risicata al Senato. L’eredità del Porcellum non risparmia nemmeno Renzi.
I numeri al Senato sono risicatissimi . Pd (108 senatori) più Ncd (31) più Nuove autonomie (12) più Sc (8) più i Popolari per l’Italia (12) fanno una maggioranza risicata: 171. Ancora più risicata, se si considera che i Popolari spaccati, non sono tutti pronti ad appoggiare Renzi. Sul gruppo misto (14 di cui 8 di Sel e 3 grillini) si sta lavorando. Si arriverebbe a 185. Con Gal farebbe 196. E in generale sta facendo “scouting” tra i Cinque Stelle. Una decina quelli che Renzi conta di portare a sé. Ma è ancora tutto da verificare. (Wanda Marra, Il Fatto Quotidiano)
I nomi. Il Nuovo Centrodestra di Alfano verrà certamente ridimensionato nel peso e nel numero dei ministri. Via l’Interno e il vice presidente, potrebbe ricevere il partito di Alfano il posto del Guardasigilli (in competizione con Scelta Civica). All’interno potrebbe andare Graziano Del Rio, il cui ruolo comunque è destinato a crescere di importanza. Maria Elena Boschi, che ha condotto le trattative su Italicum con Verdini, è pronta per il ministero delle Riforme oggi di Quagliariello (Ncd). All’Economia (difficile pensare al consigliere economico di Renzi Yoram Gutgeld, o all’ex ministro Pd Fabrizio Barca in funzione attrattiva per Sel)) si gioca un risiko interessante.
Nella compagine governativa entrerebbe anche l’amministratore delegato di Luxottica Andrea Guerra, che di Renzi è buon amico e il cui nome il sindaco di Firenze aveva suggerito anche a Letta, quando doveva mettere in piedi il suo esecutivo nell’aprile scorso. Potrebbe essere lui il ministro dell’Economia. Ma per quel dicastero si fanno anche altri due nomi: quelli di Lorenzo Bini Smaghi e di Pier Carlo Padoan. (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)
Per l’Agricoltura ci sono in lizza Ernesto Carbone, ma anche Paolo De Castro. Dei fedelissimi di Renzi, Dario Nardella potrebbe ambire a un dicastero a meno che non scelga di correre a Firenze per succedergli come sindaco. Lorenzo Guerini, l’attuale portavoce della segreteria Pd è in predicato di seguire Renzi come sottosegretario alla Presidenza o in alternativa restare al partito come presidio alla segreteria del partito che il giovane aspirante presidente del Consiglio non ha nessuna intenzione di mollare.
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