ROMA – “Non si vince con la paura. Basta alle gare di insulti. Noi vogliamo tanto bene a questo Paese che non lo lasceremo a chi lo vuole distruggere”. Matteo Renzi torna nella sua Firenze nell’ultimo giorno di campagna elettorale per le europee e mette subito in chiaro che la sfida di domenica è tra rabbia e speranza. E il suo avversario numero uno, va da sé, è Beppe Grillo: “Andiamo in Europa a rappresentare la bellezza – ha detto il premier – non gli insulti, a rappresentare la cultura, non i vaffa e l’odio”.
Toglie la maschera del rottamatore e veste i panni più rassicuranti di chi governa:
“Gli 80 euro al mese in più in busta paga non sono una mancia, ma sono l’inizio della giustizia sociale che noi faremo per primi in Italia. Abbasseremo anche le tasse, ma non solo”.
Poi un po’ Ghandi afferma:
”Noi salveremo l’Italia anche per loro, nonostante loro, per chi ci critica, per chi ci provoca. Da qualche mese c’è chi utilizza le piazza per cercare di provocarci ma noi rispondiamo con il sorriso, l’entusiasmo senza polemiche’’.
Le parole di Renzi sono state accolte da un prolungato applauso. Nel frattempo dal fondo della piazza continuavano i fischi e le urla di un gruppo di giovani dei centri sociali e del movimento di lotta per la casa.
Non ha paura di rispolverare un suo vecchio cavallo di battaglia, che tante polemiche sollevò alle primarie contro Pierluigi Bersani:
“Bisogna andare a prendere uno per uno il voto di quelli di destra. Non è una parolaccia”.
E’ l’ultimo appello, lanciato dalla sua Toscana, prima di un voto che, ribadisce, segnerà “un passaggio decisivo, una svolta netta”. Perché,
“Votare Pd significa dare forza all’Italia nella trattativa con l’Europa. Puntiamo ad essere il primo partito all’interno del centrosinistra europeo”.
“Spero che gli italiani facciano come i fiorentini, che hanno sempre da brontolare, facciano come Gino Bartali che diceva ‘è tutto sbagliato, è tutto da rifare’, ma prendeva la bicicletta e andava a salvare gli ebrei”.
“Non ci rassegneremo alla rassegnazione: lasceremo ai nostri figli una macchina che funziona, non che va a retromarcia”.
E poi attacca Grillo:
“Noi non accettiamo lezioni di legalità da chi come Grillo è andato in Sicilia a dire che la mafia non esiste”.
“Io non sono stato buttato fuori da Bersani con un post sul blog, io non sono stato cacciato con due righe su internet”
Spende una parola di conforto per il capo dello Stato, ancora una volta bersaglio del Movimento 5 Stelle che sul palco di Piazza San Giovanni a Roma, ha ospitato il cantante Fabrizio Moro che cantava: “Io schifo Napolitano, non il politico, l’essere umano”.
“Giorgio Napolitano non merita di essere oggetto di una campagna di odio”, ha ribadito Renzi ricordando come dalla piazza diventata ‘jukebox dell’odio’. “Da qui parte un pensiero di affetto al presidente, all’uomo, al politico Napolitano”.
Poi chiudendo il suo comizio il premier ha invitato gli italiani a stare con il Pd, perché “il futuro è ben oltre la paura”. “Viva Firenze, viva l’Italia, viva l’Europa”, ha concluso Renzi.
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