MILANO – A Renzo Rosso, patron della Diesel, piace il Job Act di Matteo Renzi. Ben venga la flex-security, “il lavoro troppo protetto è controproducente”.
La formula che Rosso spiega a Ettore Livini di Repubblica è “stipendi più alti, pensioni anticipate per avviare chi è in età più avanzata a lavori socialmente utili e più flessibilità per le assunzioni”.
Rosso ritiene “assurdo aumentare l’età pensionabile: assumiamo i giovani e paghiamo di più”. Il suo gruppo fattura 1,5 miliardi e conta 7 mila dipendenti, età media 31 anni:
E quel maledetto numero – «intendo il 41,2% di disoccupazione tra gli under 24» – è una statistica «che proprio non mi va giù». «Questi ragazzi sono il futuro dell’Italia, hanno energia e passione – dice –. Dobbiamo riportarli negli uffici, nei negozi e nelle fabbriche […] L’Italia non sta bene. Di statistiche so poco ma non riesco a spiegarmi sinceramente come faccia il Pil a salire. Io vedo i nostri negozi sempre più vuoti e la buca delle lettere di casa mia e delle mie fabbriche piena di richieste d’aiuto di gente che non ce la fa ad arrivare a fine mese. Si respira un’aria di insofferenza e il 2014 sarà ancora peggio. Il problema è che per creare lavoro bisogna ribaltare molti luoghi comuni. Come si fa ad esempio a lasciare a casa i giovani e nello stesso tempo ad aumentare l’età pensionabile?
[…] Io lavorerei per agevolare le assunzioni. Il lavoro troppo protetto è controproducente. Non a caso in Italia noi passiamo più tempo a difendere il posto invece che provare a crearlo. Il modello scandinavo di cui ha parlato Renzi è un buon punto di partenza. Ok la guerra al precariato, ma un’azienda deve poter adeguare con flessibilità i suoi organici ai cicli di mercato e ai picchi legati alle commesse. È così che si possono portare a lavorare i nostri figli che sono la parte più dinamica del Paese”.
Sulla flex-security, Repubblica registra con piacere l’apertura di credito che Rosso fa a Renzi:
“Servono, ovvio, anche adeguate protezioni sociali. E pure qui i primi passi di Renzi mi paiono interessanti. Sono d’accordo con un reddito di base e con l’accento sulla formazione permanente a 360 gradi. Ma le dico di più. Io alzerei e di molto gli stipendi. Con quelli che si pagano oggi è difficile arrivare a fine mese. Servono salari adeguati al costo della vita e bonus per chi lavora bene. Poi bisogna agevolare l’uscita anticipata dal lavoro di chi è più in là con gli anni, magari impiegandolo in servizi socialmente utili con retribuzioni più moderate
[…] Il ruolo del sindacato è importante per il dialogo tra le parti sociali. Io penso globale. Per creare posti bisogna far girare l’economia. E oggi l’economia è entrata nell’era digitale. Rimanere legati agli schemi degli anni ’70 rischia di essere controproducente. L’ho detto ai dipendenti che stanno dietro ai successi dei nostri marchi (Diesel, Margiela, Marni, Viktor& Rolf, Staff International, Brave Kid) nel discorso di Natale: dobbiamo essere orgogliosi, valorizzare la dignità del posto di lavoro e guardare avanti. Far scendere e presto quel 41,2% di disoccupazione giovanile è un impegno morale per tutti. E si può fare”.
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