Respingimenti: archiviate le accuse a Maroni

Il tribunale dei ministri di Roma, accogliendo le conclusioni della procura dell’estate scorsa, ha archiviato la posizione di Roberto Maroni, indagato quale titolare del ministero dell’Interno per abuso d’ufficio in relazione al respingimento dei 227 migranti partiti dalla Libia e salvati in acque internazionali nel maggio scorso.

Per il collegio dei reati ministeriali, il respingimento è “una tipica espressione della politica di sicurezza del governo e integra un atto politico in senso stretto non sindacabile in sede penale”.

Quanto all’ipotesi di reato attribuita a Maroni, stando all’esposto che fu presentato contro il Governo italiano e il Viminale dai parlamentari Radicali eletti nelle liste del Pd Rita Bernardini, Elisabetta Zamparutti, Donatella Poretti e Marco Perduca e dagli avvocati Alessandro Gerardi e Giuseppe Rossodivita, membri dirigenti di Radicali italiani, il tribunale dei ministri la definisce insussistente “per difetto dell’elemento soggettivo”.

In sostanza, Maroni, per poter essere perseguito, avrebbe dovuto avere l’intenzione di arrecare danno alle persone respinte. Al contrario, “le disposizioni ministeriali sono finalizzate all’efficace contrasto delle organizzazioni criminali che gestiscono e sfruttano l’immigrazione clandestina”.

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