Riapertura carcere Pianosa, scontro tra i ministri

Sulla riapertura delle supercarceri di Pianosa e dell’Asinara scoppia la polemica al governo. Da un lato il blocco del sì, capitanato dal guardasigilli Alfano e dal ministro dell’Interno, Maroni e dall’altro il partito del no, fra cui spiccano il capo delle Infrastrutture Matteoli e il ministro dell’Ambiente, Prestigiacomo.

Per Alfano si tratta di una mossa importante nella «strategia dei circuiti penitenziari differenziati e nella individuazione di strutture che abbiano una vocazione specifica nella custodia dei detenuti al 41bis» per contrastare la mafia. A fargli eco è Maroni, che ha aperto verso la possibile riapertura del penitenziario dell’Asinara: «Non solo riaprire il carcere di sicurezza di Pianosa, stiamo discutendo anche di riaprire il carcere dell’Asinara. L’Italia ha molte di queste strutture ed è un peccato lasciarle là: bisogna riaprirle e metterci dentro i mafiosi cattivi».

Pianosa fino al 1998 ospitava i super boss di Cosa Nostra e fra i promotori della chiusura della struttura c’era Altiero Matteoli, strenuo oppositore di una riapertura delle porte: «Come politico toscano mi sono battuto a suo tempo con tutte le mie energie per la sua chiusura e, quindi, resto nettamente contrario ad una eventuale sua riapertura. Il collega Alfano, evidentemente, non conosce lo stato di abbandono in cui si trova la struttura che ospitava il carcere e, probabilmente, non sa quanto sia pesato in termini di costi alle casse statali tenerla aperta fino a qualche anno fa», ha affermato il ministro delle Infrastrutture.

Si schiera contro anche il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo: «Pianosa come anche l’Asinara sono due gioielli della natura e vanno semmai valorizzate. Le esigenze carcerarie non possono entrare in conflitto con quelle ambientali»

In proposito, il presidente della Sardegna, Ugo Cappellacci, dichiara il proprio no alla riapertura sottolineando che la regione non darà mai parere favorevole anche sulla base degli impegni presi in campagna elettorale. Su Pianosa la decisione del ministro Alfano è certa, in una nota del dicastero si dice che «nel piano carceri del Governo sarà prevista la riapertura e che il Guardasigilli ha dato mandato al Dipartimento di polizia penitenziaria di avviare le procedure ».

Non sarà, comunque, una riapertura immediata: la struttura é di fatto in stato di abbandono, a parte un gruppo di detenuti in semilibertà del penitenziario di Porto Azzurro che vi lavorano di giorno per garantire la funzionalità degli impianti idraulici ed elettrici.

La riapertura è «una scelta senza senso» per Mario Tozzi, presidente dell’Arcipelago Toscano. «Riaprire il supercarcere a Pianosa è una decisione criticabile da ogni punto di vista: sociale e ambientale», ha dichiarato Tozzi che ha ribadito di essere pronto a incatenarsi a Pianosa per dire no a questa «follia».

Critiche anche dalla Provincia di Livorno che aveva stanziato 5 milioni di euro per recuperare strutture da utilizzare come centri di ricerca ed educazione ambientale e che puntava a far insediare un presidio di circa 30 detenuti per un programma di reinserimento socio-lavorativo.

Il provveditore per la Toscana del Dipartimento amministrazione penitenziaria, Maria Pia Giuffrida, lo scorso anno segnalò Pianosa come luogo dove poter sviluppare affettività tra madri detenute con figli anche in età superiore ai quattro anni.

Dopo la chiusura, avvenuta nel giugno del 1998 (l’ultimo detenuto in regime di 41 bis lasciò l’ isola il 23 luglio 1997), Pianosa, chiamata dai reclusi l’ isola del diavolo, era tornata ad accogliere detenuti nell’ autunno del 2004: erano, circa 10, provenienti dal carcere di Porto Azzurro, all’ Elba, che svolgevano lavori di manutenzione, tra cui il ripristino di sentieri e strade, che dal maggio 2006 portano il nome di vittime di mafia: don Pino Pugliesi, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Rocco Chinnici, solo per citarne alcuni.

Nel carcere sono stati sottoposti al 41 bis anche boss di primo piano di Cosa nostra, tra cui Pippo Calò, Nitto Santapaola, Michele Greco, Giovanni Brusca. Pianosa divenne ‘colonia penale agricola’ del granducato di Toscana nel 1856, poi ereditata dal Regno d’Italia e il suo territorio fu organizzato in poderi ancora visibili, finché per le sue caratteristiche divenne il carcere dei detenuti più pericolosi.

Gli enti locali ne vogliono fare un paradiso ambientale e si sono sempre opposti a questa possibilità. «Il metodo di Alfano è inaccettabile e la scelta vanifica le scelte fatte in questi anni per valorizzare l’ isola e la sua biodiversità» ha commentato il presidente della Toscana, Claudio Martini.

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