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Riconoscimento giuridico alle coppie gay nel manifesto del centrosinistra: polemiche

di Lorenzo Briotti |13 Ottobre 2012 20:44

Nichi Vendola (LaPresse)

ROMA – Non c’è il matrimonio tra persone dello stesso sesso che voleva Vendola, ma c’è il riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali. La Carta d’intenti sottoscritta dal centrosinistra (Pd, Sel e Psi) in vista delle primarie fa pace con le richieste di ampia parte dell’elettorato di riferimento e accontenta – anche se solo in parte – la comunità gay, ma scatena la polemica nello schieramento opposto, dove molti vedono in questa scelta un addio al centro di Pierferdinando Casini.

“Oggi è stata sancita l’alleanza tra Bersani e Vendola, c’é un riferimento al riconoscimento giuridico delle unioni gay e non c’é al presidente Monti. E’ un problema di approccio e di priorità” rileva il segretario del Pdl, Angelino Alfano. Insomma, si parlerebbe di unioni omosessuali per mascherare il disaccordo sui temi economici.

La leghista Manuela Del Lago la vede in chiave di alleanze: “Mi pare evidente che il Pd abbia deciso di non allearsi con l’Udc. Si vede che hanno fatto una scelta vendoliana e non casiniana”.

Per il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, il “cartello Bersani-Vendola” è “ossessionato dalle coppie gay” visto che mettono la questione in cima all’agenda e “la antepongono alle altre questioni sociali e del lavoro che preoccupano le famiglie italiane”. Gli fa eco il segretario nazionale de La destra, Francesco Storace: “La sinistra sottoscrive il solito manifesto. E ondeggia tra porcellum e coppie gay. Ma il lavoro? I disoccupati? Non contano più niente?”.

Pronta la replica di Ignazio Marino del Pd: “Un’agenda di governo non può essere fatta di sola economia, i diritti civili non possono essere lasciati fuori con l’alibi della crisi e del rigore”. A stretto giro arriva anche la reazione di Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center, che accusa Alfano di “continuare a negare l’esistenza di milioni di cittadini italiani che sono, anche grazie alle politiche della destra, privi di qualunque riconoscimento giuridico”.

La più contenta è senza dubbio Anna Paola Concia, deputata democratica dichiaratamente lesbica che da anni lotta – anche nel suo partito – per avere una legge che riconosca e tuteli le unioni omosessuali. Lei stessa si è “sposata” in Germania con la sua compagna, Ricarda; non un vero matrimonio, in realtà, ma nel Paese della Merkel c’è un istituto giuridico per le persone dello stesso sesso, che contempla gli stessi diritti e doveri delle nozze. E a questo modello di istituto paramatrimoniale, a quanto riferisce Aurelio Mancuso – presidente di Equality ed esponente storico della comunità gay nonché’ vicino al Pd – guarderebbe il partito di Bersani. Anche se, come traspare dalle parole di Ignazio Marino, nel partito qualche mal di pancia probabilmente continua ad esserci: “A chi, all’interno del Pd o fuori di esso, preme per impostazioni diverse ricordo che in uno stato laico c’è spazio per tutti, al di fuori della laicità ci sono i ghetti”.

Ma c’è chi comunque non si fida del tutto: staremo a vedere come si concretizzerà questa dichiarazione di principio, mette le mani avanti Paolo Patanè, presidente nazionale di Arcigay, la maggiore associazione di tutela dei diritti degli omosessuali. Che ovviamente apprezza la posizione espressa dal centrosinistra nella Carta d’intenti, ma aspetta di vedere se, “nel caso che questa coalizione arrivi al governo”, il principio “si tradurrà subito in una svolta normativa vera”.

“Chiediamo poi uno sforzo di coraggio in più – dice Patanè – e che si diano contorni più chiari a questo passaggio nel programma, fornendo garanzie rispetto agli istituti che si vorranno realizzare. Noi chiediamo da tempo il matrimonio civile per le persone dello stesso sesso, speriamo che questo possa essere anche l’indirizzo della coalizione di centrosinistra”.

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