Rifiuti, niente rinvio della Tares. Allarme salasso estivo con Iva, Imu, Irpef

ROMA – Irpef, Iva, Imu, Tares: si prospetta un’estate ‘esplosiva’ per i già esanimi contribuenti. Il Cdm non ha affrontato infatti il rinvio della Tares, la nuova tassa sui rifiuti, per la quale quindi entro luglio prossimo, a meno di interventi dell’ultima ora, bisognerà andare in cassa. E niente ripescaggio della Tarsu e della Tia. Risultato: le aziende non possono incassare entrate per il servizio prima di settembre-ottobre e il rischio concreto è una crisi di liquidità che può bloccare il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in Italia.

Ma non è l’unico versamento: bisognerà infatti sborsare non pochi soldi per il consueto acconto Irpef, per il primo acconto sull’Imu 2013, per chi paga in due rate. E per concludere in bellezza bisognerà fare i conti con l’aumento dell’Iva ordinaria dal 22 al 23% che colpirà moltissimi beni di largo consumo. Insomma circa 5 miliardi in più solo per gli aumenti di Iva, Tares e Imu. Imposta quest’ultima che lo scorso anno è costata complessivamente agli italiani circa 22 miliardi. Cioè: fingendo che si debba pagare solo l’Imu e gli aumenti (27 miliardi) si tratterebbe di un conto di 450 euro a testa dividendo la cifra per i circa 60 milioni di cittadini italiani, neonati e ultracentenari inclusi.

Si tratta di un ”concentrato esplosivo” – dice il leader della Cgil Susanna Camusso – se si calcola anche il ridottissimo potere d’acquisto dei salari italiani. Insomma altri ‘salassi’ proprio mentre l’economia va a picco (il Pil 2013 scenderà secondo il Governo dell’1,3%) che rischiano di provocare il famoso ‘effetto avvitamento’ tanto paventato: consumi in picchiata, produzione in calo costante, economia sempre più giù e conseguente peggioramento dei conti pubblici. Una situazione di emergenza che solo una decisa azione di governo potrebbe contenere immettendo ‘risorse’ fresche a sostegno dell’economia reale. Una strada potrebbe essere, ad esempio, quella di pagare l’enorme arretrato pubblico nei confronti dei fornitori o di risolvere una volta per tutte il tema degli ‘esodati’.

Lo Stato, oltre a risolvere il tema di chi è rimasto senza lavoro e senza pensione, deve infatti fare i conti anche con oltre 70 miliardi di debiti ‘appesi’. E proprio su questo sono chiamati domani i principali ‘attori’: il ministro dell’economia, Vittorio Grilli, i rappresentanti di Bankitalia, ecc. durante il ciclo di audizioni che si aprirà alla ‘commissione speciale’ della Camera. Ma il percorso parlamentare di un eventuale decreto sembra particolarmente difficile. Così come, allo stato, in attesa che Pierluigi Bersani si rechi al Colle per riferire sul risultato delle consultazioni con i diversi gruppi, appare assai difficile la formazione di un governo che si intesti la soluzione di questi problemi.

Così, dagli industriali, alle piccole imprese, fino ai sindacati, gli appelli si moltiplicano e diventano sempre più accorati. Oggi torna alla carica Camusso: ”A giugno – spiega – c’è un concentrato di scadenze che può diventare esplosivo per le persone: Imu, Tares (che bisognerebbe pagare in soluzione unica) e lo scatto di un altro punto di Iva. La somma di queste insieme ai redditi indeboliti costituisce una miscela esplosiva”. E se non bastasse c’è anche il problema della cassa in deroga che andrebbe rifinanziata. Il rischio? ”Il Paese – prevede Camusso – scenderà ad una velocità tale da non potere più risalire”.

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