Riforma del fisco, giallo su norma “salva-Berlusconi”. Renzi blocca il testo

Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi

ROMA –  Il premier Matteo Renzi – dicono fonti di Palazzo Chigi – “ha chiesto agli uffici di non procedere – per il momento – alla formale trasmissione alla Camera del testo approvato in Consiglio dei Ministri” dei decreti delegati sul fisco che contengono le norme considerate “pro-Berlusconi”.

“Se qualcuno immagina – ha detto Renzi, intervistato dal Tg5 – che in questo provvedimento ci sia non si sa quale scambio, non c’è problema: noi ci fermiamo, questa norma la rimanderemo in Parlamento soltanto dopo l’elezione del Quirinale, dopo che Berlusconi avrà completato il suo periodo a Cesano Boscone e dimostreremo che non c’è nessun inciucio strano”.

“Il nostro Governo – spiegano da Palazzo Chigi – non fa norme ad personam, non fa norme contra personam. Fa norme che rispondono all’interesse dei cittadini”.

Nessuno scambio politico-giudiziario spiegano le stesse fonti di Palazzo Chigi: “Queste norme – consentiranno di non avere interpretazioni discrezionali tra commissione tributaria e commissione tributaria, ma finalmente darà lo stesso tipo di pena da Milano a Palermo”. “Di tutto abbiamo bisogno tranne che dell’ennesimo dibattito sul futuro di un cittadino” e per questo il Presidente del Consiglio dei ministri “ha chiesto questa mattina agli uffici di non procedere – per il momento – alla formale trasmissione alla Camera del testo approvato in Consiglio dei Ministri. La proposta tornerà prima in Consiglio dei Ministri, poi alle Commissioni, quindi di nuovo in Consiglio per l’approvazione definitiva entro i termini stabiliti dal Parlamento e cioè entro marzo 2015”.

L’hanno già ribattezzata la norma “salva Silvio” il  decreto legislativo approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 24 dicembre sui rapporti tra fisco e contribuente che, se dovesse restare così com’è adesso, consentirebbe a Berlusconi di cambiare il suo destino giudiziario cancellando di fatto la condanna a 4 anni nel processo Mediaset.

“A me non risulta affatto che sia così – aveva replicato Renzi questa mattina – Non mi pare realistico che una nuova legge possa cancellare una condanna passata in giudicato. Ma se davvero dovesse essere possibile sono pronto a bloccare la legge e a cambiarla”.

Nella riforma dei reati fiscali – spiegano Corinna De Cesare e Luigi Ferrarella del Corriere della Sera – il governo Renzi in un nuovo articolo 19 bis stabilisce che, per i reati previsti dal presente decreto, la punibilità è comunque esclusa quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al tre per cento del reddito imponibile. La soglia del 3 per cento interessa Berlusconi? Sì, perché, al netto delle molte prescrizioni che avevano già cancellato parecchie accuse, alla fine la condanna Mediaset era stata sotto la soglia: 4,9 milioni evasi su 410 di imponibile nel 2002 e 2,6 su 312 nel 2013.

Berlusconi potrebbe chiedere al Tribunale di revocare la condanna definitiva e cancellarne gli effetti. Tra i quali quello che gli sta più a cuore non è tanto la fine dei servizi sociali, che comunque terminerebbe di scontare a fine febbraio, ma il ritorno alla vita politica, dalla quale è escluso per 6 anni dalla legge Severino che però come presupposto ha appunto l’esistenza di una sentenza di condanna definitiva.

C’è il giallo e lo scontro politico tra ministero dell’Economia e palazzo Chigi – scrive Liana Milella di Repubblica – e si dividono anche gli avvocati di Berlusconi. Per Franco Coppi “la legge si può ben applicare a Berlusconi”. Invece Nicolò Ghedini la pensa all’opposto. Se la norma è com’è stata pubblicata sul sito del governo, la conseguenza pare scontata: se si facesse il processo adesso il reato di Berlusconi non esisterebbe più. Quindi può fare un “incidente di esecuzione”. Quindi può cadere la sentenza e con lei anche l’interdizione dai pubblici uffici. Ovviamente, se cade la sentenza, cade anche l’esclusione dalle candidature della legge Severino, che è solo una conseguenza della condanna.

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